Intervista a Carla Hayden, direttrice della Library of Congress

La Biblioteca del Congresso come fonte d’ispirazione per le nuove  generazioni

Intervista a Carla Hayden di Ennio Ranaboldo

dal numero di aprile 2017

La Library of Congress, fondata nel 1800, è il centro nevralgico per la ricerca e l’informazione al servizio del parlamento americano. È la più antica istituzione federale e la biblioteca più grande del mondo visitata, ogni anno, da un milione e mezzo di persone. Sono oltre 164 milioni gli articoli in essa conservati (quasi 40 milioni, i volumi a catalogo), disposti su 1.340 chilometri di scaffali. Come sede dello U.S. Copyright Office, la Library riceve ogni giorno lavorativo oltre 15.000 articoli e ne cataloga circa 12.000. La Library vanta un altro invidiabile primato: la collezione più vasta in America – sono oltre 700.000 – di volumi rari e manoscritti, tra cui il primo libro di cui sia documentata la stampa nel nuovo mondo: The Bay Psalm Book (1640). E, naturalmente, presso la Library risiede anche il Poet Laureate del cui alto ufficio “L’Indice” ha già scritto nel numero di settembre del 2015.
Nel febbraio del 2016, Barack Obama ha nominato la quattordicesima Librarian, a capo di questa storica, gigantesca e molto influente organizzazione che impiega oltre tremila persone: Carla Hayden, 64 anni, è la prima donna, e la prima afro-americana, a rivestire il prestigioso ruolo. Bibliotecaria di carriera, Hayden ha ricoperto incarichi di spicco prima di arrivare a Washington, tra cui la direzione della Enoch Pratt Free Library, il sistema di biblioteche pubbliche di Baltimora, e la presidenza della American Library Association.

Lei è alla guida della Library dal settembre dello scorso anno: quali sono state le sfide e le sorprese del debutto?

Ho avuto la fortuna di arrivare alla Library in una fase di grande energia e rinnovamento. E mi auguro di poter proseguire su quella strada. Molte persone chiave, nelle aree dei sistemi informativi e della pianificazione strategica, erano già fortemente impegnate sui nuovi progetti, così come già attiva era la funzione dedicata ad ampliare il nostro raggio d’azione, sia localmente che all’estero. Queste sono per me aree di grande importanza, ed è stata una felice sorpresa trovare gruppi così validi al lavoro su questi temi. L’intera istituzione è davvero un tesoro nazionale e sono entusiasta all’idea di espanderne ulteriormente la fruizione al pubblico.

Al suo giuramento, lei ha dichiarato: “Come discendente di persone a cui era negato il diritto di leggere, avere oggi l’opportunità di servire e dirigere l’istituzione che è il simbolo nazionale del sapere è un momento storico”. Come si sente rispetto a questo cambiamento, e alle implicazioni di lungo periodo per la Library e per la sua missione?

Frederick Douglass ha detto, “una volta che impari a leggere, sei libero per sempre”. È una delle mie citazioni preferite, e ci penso spesso. Credo si sia in una fase importante della storia dal punto di vista delle opportunità che la tecnologia mette a disposizione per consentire al pubblico di accedere alle collezioni ed ai programmi della Library, ovunque le persone si trovino. Mi piace pensare ad uno studente in una biblioteca rurale, o ad un giovane che vive in una riserva indiana, o in un luogo remoto dall’altra parte del mondo, in grado di ascoltare e vedere un autore al National Book Festival, o di leggere le lettere di Rosa Parks. Oggi lo possono fare e voglio aumentare queste opportunità e la consapevolezza che esse esistono e sono accessibili.

Lei è una bibliotecaria di carriera e di grande esperienza. Quali le principali differenze tra le biblioteche pubbliche da lei precedentemente dirette, come Baltimora, e la Library of Congress?

Quando ricevetti una telefonata in cui mi si chiedeva se sarei stata interessata a prestare “servizio” come Bibliotecaria del Congresso, la parola “servizio” è stata per me cruciale. In una biblioteca cittadina come la Enoch Pratt di Baltimora, si avverte un rapporto con il pubblico molto diretto. Ognuno ha una storia di come una particolare sede locale di quella biblioteca ha avuto un ruolo importante nella sua vita. Ecco, io cerco di pensare ogni giorno a come posso servire nello stesso modo, solo su scala nazionale.

Che cosa pensa di cambiare da un punto di vista strategico e manageriale, all’interno di un’organizzazione che impiega migliaia di persone?

Sono intenzionata ad espandere l’accesso alla Library, sia fisico che digitale. Per raggiungere questo risultato è indispensabile che i sistemi informativi e le risorse umane siano allineate alla pianificazione strategica dell’istituzione. Abbiamo intrapreso un lavoro di programmazione – sia di breve che di lungo periodo – che determinerà le decisioni ed i passi futuri. Lei ha citato le persone che lavorano alla Library e devo dirle che conoscerle da vicino è stata una delle cose eccezionali del mio primo periodo. È veramente un gruppo dedicato ed appassionato di dipendenti pubblici di talento. La Library e la popolazione che essa serve sono fortunati ad avere questo alto livello di competenza.

Come sta procedendo il processo di digitalizzazione delle collezioni? E quali sono i pilastri tecnologici e di implementazione?

La Library lavora da molti anni per rendere disponibili le sue collezioni. Ci sono già moltissime risorse in rete. Recentemente, abbiamo aggiunto la raccolta delle carte private di Rosa Parks, e quella di Sigmund Freud. Oltre alle nuove raccolte, stiamo anche trasferendo materiali digitalizzati al principio dell’era internet in formati più attuali. Molto è già stato fatto e molto rimane da fare. Stiamo analizzando le priorità e le risorse, ed iniziato a pensare di quali partenariati esterni ci si potrebbe avvalere.  Il potenziale è enorme.

Ci saranno cambiamenti mirati a mutare ed incoraggiare un più ampio accesso, e coinvolgimento con la Library da parte del grande pubblico, sul luogo e in remoto?

Ci saranno più opportunità di coinvolgimento con la programmazione in diretta disponibile in rete. Abbiamo recentemente trasmesso in streaming l’intervento di Stephen King al National Book Festival e un altro del deputato John Lewis sul suo romanzo a fumetti. Un altro programma, di qualche settimana fa, con l’autrice per ragazzi Meg Medina, ci ha consentito di collegarci in diretta con altre biblioteche pubbliche in quattro stati, e gli studenti hanno avuto la possibilità di interagire e di fare domande. Sono interessata ad incrementare il più possibile questo genere di programmazione così da consentire anche al pubblico che non vive a Washington di partecipare a questi eventi. In sede, ho recentemente aperto al pubblico l’ufficio cerimoniale del Librarian, ed aumentato le ore di accesso al Young Readers Center. Abbiamo anche un nuovo direttore mostre che si unirà al team per rilanciare il programma espositivo. Nei prossimi mesi saranno davvero molte le cose stimolanti che accadranno.

Come capo dell’istituzione, quali sono il suo personale stile, e gli strumenti, di comunicazione, con i collaboratori, il pubblico e la comunità di studiosi?

La Library ha praticato fin dall’inizio i social media e penso sia molto importante adottare mezzi di comunicazione innovativi per raggiungere il pubblico là dove esso si trova. Uso Twitter per diffondere la conoscenza di pezzi delle collezioni via via che li “scopro”, ed è divertente e stimolante interagire con il pubblico. Come lei ha notato, la Library impiega migliaia di persone che lavorano in sedi diverse e organizzare incontri pubblici dello staff è stato molto utile per rimanere in contatto con i bisogni, le preoccupazioni e le idee della gente.

Nel contesto di un’istituzione aperta, anche ai più giovani, è vero che la Library detiene la più vasta collezione di fumetti al mondo?

È vero e la cosa mi piace moltissimo! Ho condiviso via Twitter diversi articoli da quella collezione, come la prima edizione di Luke Cage.

Può dare ai nostri lettori un senso della sua routine quotidiana alla Library? Quali i suoi luoghi, e tesori, preferiti?

Una delle cose che amo di più è che ogni giorno alla Library è diverso. Posso essere in riunione con il direttore sistemi informativi per discutere dei nostri costanti progressi tecnologici, o dare il benvenuto ad un ambasciatore o a un capo di stato, o valutare con i curatori le collezioni che metteremo in luce sulla nostra nuova home page. Una delle cose che preferisco è quando ho occasione di visitare il nostro Young Readers Center, e cerco di farlo almeno una volta al mese. Ho cominciato la mia carriera come bibliotecaria dell’infanzia e mi piace ancora molto passare del tempo con i bambini.

Qual è la sua più grande ambizione in riferimento al suo mandato?

Vorrei che la Library diventasse fonte di ispirazione per i giovani studiosi, e che avesse un ruolo più diretto nei processi di apprendimento e per il sapere degli Americani e del pubblico in ogni parte del mondo.

Nella prima settimana di giugno, Carla Hayden nominerà il prossimo Poeta Laureato degli Stati Uniti. La conversazione con la Library continua (il catalogo: catalog.loc.gov/; i collegamenti: www.loc.gov/connect/).

ennioranaboldo@gmail.com

E Ranaboldo è saggista