Le Oscure Arti di Philip Pullman

Il più pericoloso autore in Gran Bretagna

di Daniele Giusto

dal numero di gennaio 2016

Il 2015 è certamente un anno memorabile per l’autore britannico Philip Pullman. Ricorre infatti il ventesimo anniversario dall’uscita di La Bussola d’oro, il primo volume della fortunata trilogia di Queste Oscure Materie. In seguito, con la pubblicazione dei due volumi successivi – La Lama Sottile e Il Cannocchiale d’ambra, tra il 1997 e il 2000 – l’intera saga diventa un irrefrenabile successo di pubblico e critica, e viene tradotta in più di ­quaranta lingue. Nel 2003, inoltre, il commediografo Nicholas Wright – ammaliato dal fascino della storia – ne scrive una versione teatrale, che verrà portata in scena con altrettanto successo al National Theatre di Londra, tra il 2003 e il 2004.

Philipp Pullman - La bussola d'oro

Per celebrare questi primi vent’anni, la casa editrice britannica Scholastic ha pubblicato, in marzo, una nuova edizione della trilogia. In Italia, invece, il gruppo TEA ha preceduto i colleghi britannici lo scorso anno, su licenza della Salani. Proprio quest’ultima, per non mancare ai festeggiamenti, ha pubblicato una nuovissima edizione di La Bussola d’oro con traduzione di Marina Astrologo e Alfredo Tutino. Tale uscita viene anche accompagnata da un nuovissimo adattamento in graphic novel intitolato La Bussola d’oro: Dall’opera di Philip Pullman, con le intriganti illustrazioni realizzate da Clément Oubrerie e Stéphane Melchior Durand, e la traduzione di Francesco Martucci. Pullman stesso ha definito questa come la migliore trasposizione della sua opera.
Un astro, quello di Pullman, in costante ­ascesa e rinnovamento. Complice del fatto anche il colosso britannico BBC, il quale ha già annunciato una prossima trasposizione dell’intera trilogia per il piccolo schermo. Il primo tentativo era già stato lanciato nel 2007, quando la New Line Cinema adattò La Bussola d’oro, con ­Daniel Craig e Nicole Kidman, per la regia di Chris Weitz. Nonostante il già affermato successo letterario, i due sequel cinematografici non furono mai realizzati a causa, probabilmente, dell’inaspettato e scarso successo al botteghino. Per molti critici invece, l’insuccesso fu dovuto a un possibile boicottaggio da parte di diverse associazioni cristiane britanniche e americane; le stesse associazioni che hanno sempre etichettato Pullman come “il più pericoloso autore in Gran Bretagna: un eretico che vende ateismo ai giovani lettori in cerca di prime risposte sulle verità universali”.

Il cannocchiale d'ambraLe pesanti accuse però non hanno mai allontanato Pullman dal suo principale obiettivo narrativo: la democrazia della scrittura e della lettura, la quale viene spesso ostacolata dai totalitarismi della religione strutturale – la teocrazia – che così sovente egli contesta. La sua risposta avviene infatti nel 2010, quando scrive la sua più che provocatoria reinterpretazione della storia dei vangeli: Il Buon Gesù e il Cattivo Cristo (TEA, 2012, con la traduzione di Maurizio Bartocci). Come suggerisce il titolo, Pullman muove una nuova critica alla visione religiosa, partendo proprio dal suo massimo esponente: il personaggio di Gesù il Nazareno, il quale viene intenzionalmente diviso nelle due figure antitetiche per antonomasia: il bene e il male, che però rimangono sempre sospese – qui e in tutte le altre opere di Pullman – nell’ambiguità e nell’imprevedibilità, fino all’ultima riga. Nell’adoperare questa scissione, Pullman ­vuole soprattutto donare una forma immaginativa a un concetto già ampiamente affrontato e riconosciuto: la sconcertante disparità tra gli insegnamenti di Cristo e i suoi cosiddetti “seguaci”, i quali mettono in pratica tali insegnamenti in maniera piuttosto discutibile. Secondo Pullman, sia attraverso i suoi più antichi e grotteschi metodi – guerre sante, torture ed esecuzioni dell’inquisizione – sia attraverso le sue più moderne e relativamente lievi forme di vilipendio nei confronti di chi mette in discussione i suoi fondamenti, l’ideologia della chiesa cristiana ha spesso miseramente fallito nel suo compito di farsi portavoce del principale fondamento del suo credo: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.

Philip Pulman - Il cannocchiale d'ambraIl britannico Philip Pullman è dunque il pluripremiato, ma anche controverso autore di Queste Oscure Materie, l’opera che più di ogni altra lo ha reso noto nel mondo. La sua fama è tuttavia aumentata quando, nel 2001, Il Cannocchiale d’ambra si è aggiudicato a sorpresa il premio Whitbread Book of the Year. Tale premio è tra i più prestigiosi riconoscimenti letterari in Gran Bretagna, ma mai fino ad allora era stato attribuito a un libro apparentemente concepito “per ragazzi”. ­Precedentemeante, con La Bussola d’oro Pullman aveva vinto la prestigiosa Carnegie Medal e il Guardian Children’s fiction prize. Nel 2005 si era inoltre aggiudicato l’Astrid Lindgren Memorial Award, considerato come il premio Nobel della letteratura per ragazzi.
Pullman è quindi uno degli autori più discussi del panorama letterario contemporaneo. Nato durante l’epoca d’oro del “Fantasy Cristiano” – categoria degnamente rappresentata da capisaldi come Tolkien e Lewis – Pullman ne rovescia completamente i valori. Egli, di fatto, ridisegna i principali miti ­cristiani sulle basi di un terreno prettamente scientifico, sminuendo quegli elementi cristiani che, per i suoi predecessori, costituivano parte integrante della rievocazione letteraria.
Precedentemente, Pullman aveva principalmente pubblicato racconti e romanzi noir e thriller, tra cui risaltano Il Falsario e il Manichino di Cera (1994, Salani, 2008); Il Ponte Spezzato (1990, Salani, 2013); alcune fiabe, tra le quali risaltano Ero un Topo! (1999, Salani, 2008); Lo Spaventapasseri e il suo servitore (2004, Salani, 2006). Recentemente, si ricorda inoltre una nuova raccolta di fiabe dei fratelli Grimm da lui curata, dal titolo: Le Fiabe dei Grimm per Grandi e Piccoli (2012, Salani, 2013). Ciononostante, per poter realizzare la sua opera più solenne, Pullman ha opportunamente compiuto un passo indietro, soffermandosi sulla storia universale più nota alla cristianità: la caduta dell’uomo e le ripercussioni del conseguente peccato originale sulla sua intera stirpe. Nella nuova versione di Queste Oscure Materie, il terzo libro della Genesi viene quindi riscritto e riportato in scena attraverso l’amore e la maturità psicofisica di due giovani adulti. Se già nel Paradiso Perduto di John Milton – la maggiore fonte ispiratrice di Pullman – la caduta inizia a essere percepita come un evento positivo, in quanto ha fatto sì che Cristo fosse inviato per porre rimedio al più grande e fatale errore compiuto dall’uomo, altrettanto lo è per Pullman; tuttavia, per quest’ultimo, in quanto molto più vicino agli ideali illuministici, la caduta è percepita come un evento necessario, inevitabile e salvifico. Un fenomeno portatore di coscienza, esperienza e maturità: tappe fondamentali per ogni essere umano.

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Pullman ha compiuto i suoi studi ad Oxford, la stessa città che ha ispirato gran parte delle sue storie. Della stessa Oxford, egli ha infatti sottolineato l’aspetto magico ed etereo, quasi costituisse un ponte tra fantastici mondi paralleli. Tratti magici che sono di fatto accentuati nel breve racconto La Oxford di Lyra (2003, Salani, 2004); racconto interamente dedicato a Lyra, la protagonista ed eroina di Queste Oscure Materie. La storica città britannica è quindi il vero quartier generale dell’attività letteraria, ma anche lavorativa, di Pullman: ha insegnato all’Exeter College e in diversi istituti scolastici, dove per il termine di ogni semestre portava in scena opere teatrali da lui scritte e dirette. Durante la stesura di questi brevi copioni teatrali, Pullman considerava i suoi allievi e le loro famiglie come un unico pubblico; ragion per cui egli ha sempre ed intenzionalmente cercato di evitare lo stereotipo delle tipologie di pubblico a cui le opere letterarie sono rivolte. A tal proposito, ha sempre affermato: “Quando scrivo non penso mai ai miei ipotetici lettori. Piuttosto, penso esclusivamente alle pagine, alle parole, e quanto queste soddisfano il mio stesso indice di gradimento. Per questo motivo, credo che le mie storie siano fruibili da chiunque abbia sete di curiosità e conoscenza”. Proprio questa sua visione narrativa universale ha permesso a dei semplici spettacoli scolastici di essere trasformati in alcuni dei suoi racconti fantastici e thriller di maggior rilievo.

La violenza, la crudeltà e la loro gratuità, l’oppressione, il fascino dell’ignoto, della scoperta e del libero arbitrio: tutti ricchissimi temi molto cari a Pullman e alle sue opere. Temi riscontrabili anche nel celebre thriller La Farfalla Tatuata (1998, Salani, 2013); ma soprattutto in un’altra delle sue opere più note: la tetralogia di Sally Lockhart, composta tra il 1985 e il 1994 e suddivisa in Il Rubino di Fumo (1985, Salani, 2011), L’Ombra del Nord (1986, Salani, 2011), La Tigre nel Pozzo (1990, Salani, 2012) e infine La Principessa di Latta (1994, Salani, 2013). Con Sally Lockhart Pullman rivisita un altro dei generi classici a lui cari: il giallo, e lo ricolloca in una cupa e miserabile Londra vittoriana e squisitamente dickensiana; una Londra macchiata di spietati omicidi, oscuri segreti, personaggi sinceri o ignobili che si affrontano senza esclusione di colpi. La grandezza di Pullman risiede dunque nel suo essere autore versatile, che trasforma i canoni classici di partenza in uno stile che è notevolmente singolare.

daniele.giusto@outlook.com

D Giusto è anglista