Margherita Graglia – Omofobia

Per abitare il non so

recensione di Leonardo Spanò

dal numero di gennaio 2013

Margherita Graglia
OMOFOBIA STRUMENTI DI ANALISI E DI INTERVENTO
pp. 286, € 27
Carocci, Roma 2012

Il 17 maggio, giornata mondiale contro l’omofobia, è ormai lontano. Strappare la recensione di questo libro alla contingenza delle date istituzionali, isole di tempo durante le quali è lecito parlare di un argomento perché legittimati dal calendario, potrebbe rivelarsi in più di un senso opportuno. Si farebbe altrimenti torto al libro in sé e al suo prezioso messaggio, che sguscia felicemente da ogni rigida e pietistica retorica della commemorazione e si presenta invece fortemente proiettato non solo sull’oggi, ma anche e soprattutto verso il futuro di una questione così dibattuta, fornendo e avanzando proposte e strumenti di lettura e di comprensione.

L’autrice, psicologa e psicoterapeuta, didatta presso il Cis (Centro italiano di sessuologia) e la Fiss (Federazione italiana di sessuologia scientifica), si era già fatta notare per il precedente Psicoterapia e omosessualità (Carocci, 2009), in cui si faceva il punto sui più recenti contributi della ricerca scientifica sul tema e si illustravano le specificità dei pazienti gay e lesbiche, discutendo alcune modalità di intervento terapeutico ed evidenziando il contributo dello psicoterapeuta nella costruzione di un setting inclusivo e dunque il più possibile affrancato da stereotipi e pregiudizi. Si potrebbe immaginare questo secondo volume come un ideale seguito del primo, nel quale, però, viene focalizzato, si direbbe in maniera tematica, il fenomeno dell’omofobia sociale. Inoltre, non tanto di omofobia conviene parlare ma piuttosto di omonegatività: termine-ombrello che copre tanto il complesso di stereotipi e pregiudizi relativi all’omosessualità a danno di gay e lesbiche quanto anche tutto lo spettro di autosvalutazione che compromette la vita intrapsichica e relazionale di persone omosessuali.

La tesi del libro può essere ridotta alla domanda formulata dall’autrice stessa: “Quali aspetti ‘orienta’ l’orientamento sessuale?”. Leggendo si giunge alla risposta: Graglia sembra ritenere che sia quest’ultimo a orientare chiaramente un giudizio sociale e conseguentemente precise politiche sociali. Il libro è diviso in due parti: la prima, non a caso intitolata Ipotesi, presenta informazioni sull’omonegatività da un punto di vista psicologico, sociologico, antropologico ed educativo. È curioso e insieme allarmante il fatto che, sebbene la “questione gay” appaia attualissima nel nostro dibattito nazionale, manchino completamente informazioni accurate che chiariscano le dimensioni coinvolte nel processo di esclusione/inclusione, siano esse di natura individuale, sociale o culturale.

La prima parte del libro si propone di colmare, riuscendovi, questo ammanco e costruisce un’utilissima analisi, aggiornata e scientificamente fondata, sul fenomeno dell’“omofobia”, chiarendo radici, motivi e ricorsi di quell’insieme di rappresentazioni culturali, di credenze, di atteggiamenti e di pratiche sociali che invalidano, sviliscono o aggrediscono le identità e i comportamenti non eterosessuali.

La seconda parte, Proposte, più dichiaratamente rivolta ai professionisti (formatori, psicologi, psicoterapeuti, sociologi, insegnanti, educatori e operatori sanitari), è volta a illustrare gli strumenti, concettuali e operativi, destinati alla progettazione di interventi di sensibilizzazione ai temi dell’identità sessuale, di decostruzione degli stereotipi e di riduzione dei pregiudizi, presentando linee guida e best practices nazionali e internazionali. L’autrice, con grande acume e competenza, analizza uno spettro di contesti nucleari in cui strategie atte ad attenuare i danni da omonegatività si rivelano importantissime: così, scorrendo di capitolo in capitolo, viene evidenziato il ruolo decisivo svolto da pratiche inclusive nei contesti di crescita (la scuola primaria e secondaria o il mondo dello sport), nei contesti lavorativi (interessante in questo caso lo spazio dedicato alle identità transessuali) o nei contesti sanitari (e l’autrice dedica un notevole paragrafo ai bisogni psicosociali degli anziani Lgbt, acronimo di “lesbiche, gay, bisessuali e transgender”, coniando la definizione di “pazienti invisibili”). Un’ultima, ampia sezione è dedicata al ruolo fondamentale che può avere la formazione: l’autrice, coinvolta in prima persona in questo tipo di lavoro, fornisce importanti spunti su come affrontare questi corsi aperti per lo più a insegnanti e operatori sociali.omofobia-scuola

Nella bella conclusione Graglia non indulge alle retoriche di commiato o a facili quadrature del cerchio ma, ancora una volta, rilancia con un’attitudine tutta volta all’esplorazione e sostenuta dalla curiosità: saper tollerare l’indefinitezza e ciò che ancora non conosciamo, sostiene, sono pratiche che annunciano un futuro meno omonegativo; nessuna “parola che squadra”, per dirla con Montale, ma, semmai, la possibilità di abitare il “non so”. 

l.spano83@gmail.com

L Spanò è specializzando in psichiatria presso il Policlinico Umbero I di Roma