Desiderare è un gioco da ragazzi | Speciale Book Pride

dal numero di marzo 2019

di Sara Marconi

Vorrei: vorrei qualcosa che adesso non ho. I desideri riguardano il futuro e il cambiamento, territori che appartengono ai bambini di diritto. Del resto i desideri popolano i libri per bambini da sempre. I desideri danno il via alle fiabe della tradizione (la matrigna di Biancaneve vuole essere la più bella del reame, la mamma di Mignolina desidera tanto un bambino e Cenerentola sogna di andare al ballo), fanno partire per i viaggi, spingono all’avventura: andare a pesca di desideri tra i libri per bambini è difficile non per mancanza di pesce, ma per sovrabbondanza.

Ci sono però libri che fanno dei desideri il tema centrale, che ne parlano in quanto tale. È ormai quasi un classico Se potessi esprimere un desiderio (Edizioni Gruppo Abele, 2015) del taiwanese Jimmy Liao, una storia costruita con una cornice esterna che definisce il mondo di cui si parla, il territorio che si esplora (un bambino trova sulla spiaggia una vecchia teiera, gli piace molto e la porta a casa fingendo si tratti di una lampada magica che realizza i desideri) e un certo numero di brevi flash sui desideri che ciascuno coltiva da solo. È – complessivamente – una riflessione sul desiderare: le pagine con i desideri in bianco e nero sono l’espressione di qualcosa che non c’è, di un vuoto che si vorrebbe colmare, di una tristezza forse inestinguibile; i desideri rappresentati, peraltro, non sono sempre saggi, spesso sono contradditori, pericolosi, irrealizzabili; perfino crudeli, a volte. Le pagine in cui si muove il bambino che ha trovato la teiera, invece, sono coloratissime, piene di fiori, uccellini, sorrisi. Il bambino corre: attraversa i desideri con saggezza e levità, senza giudicarli. È una visione non molto occidentale, e spesso spiazza il lettore.

Chiedo a Silvia Torchio (silvia@silviatorchio.it), che è la traduttrice italiana di Jimmy Liao e la sua interprete, la sua voce in festival e incontri nelle scuole, se tradurre questo libro per certi versi così “orientale” abbia comportato dei problemi, e quali. “Non parlerei di veri e propri problemi, ma della necessità di fare alcune scelte precise. Posso fare l’esempio dei nomi: nel libro sono raccolti i desideri di tanti bambini, e ciascuno di loro ha un nome, specifico, scelto perché evoca il desiderio e lo rende parte integrante dell’identità di quel bambino. Da qui la scelta di tradurli in italiano. Ad esempio c’è Lucio, il cui nome cinese è Míngmíng, la ripetizione del carattere cinese che accosta il sole e la luna e che significa ‘luminoso’. Il sogno di Lucio è illuminare la notte nei campi che vede scorrere dal finestrino del treno. Lucio stringe tra le mani una candela ed è un sognatore che non si arrende all’oscurità”.

Il libro di Jimmy Liao è un libro di cui non è facile dire a chi sia rivolto: bambini piccolissimi, piccoli, ragazzi? Adolescenti? Adulti? Lo stesso si può dire di un altro libro strano e intensissimo, Stati d’animo di Beniamino Sidoti (ben.sidoti@gmail.com), pubblicato da Rrose Sélavy nel 2017 (e di nuovo in un’edizione rivista e tascabile nel 2018, pp. 128, € 13, Tolentino MC). Sidoti immagina di partire per un viaggio e attraversare territori diversi: le terre del Silenzio e quelle della Rabbia, il paese della Menzogna e quello del Gioco e via così, per più di venti mondi. Il libro riecheggia, naturalmente, Le città invisibili di Calvino, ma è figlio anche del proliferare di studi su quella che Daniel Goleman chiamava “intelligenza emotiva”. Insomma: si tratta di attraversare le emozioni, sperimentarle, conoscerle come se fossero luoghi; e tra questi luoghi ci sono “ponti”, percorsi privilegiati, suggerimenti interpretativi. Il Desiderio di Sidoti “confina” con Passione, ma anche con Mancanza (per tornare a Jimmy Liao) e con Libertà. Ho chiesto all’autore il criterio di questi collegamenti, di queste scorciatoie. “Il libro è prima di tutto un gioco, cioè uno strumento dentro cui perdersi e costruire una propria strada, un proprio percorso” mi ha risposto. “Desiderio confina con Libertà se quel giorno vogliamo la fuga, confina con Passione se è un desiderio bruciante, confina con Mancanza se è un desiderio struggente. Sono tutte forme del desiderio, e raccontano una storia diversa proprio a seconda di cosa capiterà dopo. Ecco il gioco: le emozioni non sono più qualcosa che ci domina, ma sono la naturale tessitura dei nostri giorni”.

In effetti il libro di Sidoti può essere letto dalla prima all’ultima pagina, ma si presta anche a questa lettura a balzi, a una lettura giocata, di gruppo – e così probabilmente viene letto nelle scuole, con i ragazzi e con gli adolescenti, per ragionare insieme di emozioni (desiderio compreso). Come si sa, infatti, spesso a scuola i libri vengono usati come punti di partenza per percorsi di approfondimento. Non sempre sono operazioni felici; non sempre “usare” un libro come se fosse una pillola gli rende giustizia; e non tutti riescono a farlo amplificando il potenziale del libro. Ci sono però alcuni che ci riescono, e che costruiscono percorsi di arte, filosofia, teatro con i bambini e i ragazzi proprio partendo da uno o più libri. Al festival di letteratura per ragazzi Tuttestorie di Cagliari, non a caso incentrato anch’esso sul desiderio, ho incontrato Elena Iodice (elena@solfanaria.it): di formazione architetto, oggi lavora con arte e bambini. Le chiedo se davvero crede che sia possibile parlare di desiderio ai bambini e alle bambine partendo da un libro, senza svilirlo. “Credo che il segreto stia nel tempo che si concede al libro per rivelarsi. Quando ho cominciato a lavorare per Cagliari ho passato molte ore in libreria cercando una direzione da seguire. Non ero alla semplice ricerca di un titolo da usare, volevo raccontare una storia attraverso più voci. E così ho immaginato di dover raccogliere i desideri di quei personaggi dei libri che, in un certo senso, mi avevano chiamata. Quello di Yayoi Kusama (Sarah Suzuki, Yayoi Kusama. Da qui all’infinito, illustrazioni di Ellen Weinstein, pp. 40, € 19,90, Fatatrac, Casalecchio diReno BO 2018) che desidera essere un’artista, quello di Louise Bourgeois (Amy Novesky, Ninna-nanna di stoffa. La vita tessuta di Louise Bourgeois, illustrazioni di Isabelle Arsenault, trad. dall’inglese di Claudia L. Candiani, pp. 44, € 16, Mondadori Milano 2018), che vorrebbe tornare sulle rive della Bievre, quello di Rosmarino (Brigitte Minne, Rosmarino, illustrazioni di Carll Cneut, Topipittori 2017) che vuole solo essere Rosmarino e quello di Klee che desidera essere un tutt’uno col colore. Credo serva fare un passo indietro, porsi a servizio delle storie”.

Ecco: le storie per bambini e ragazzi pullulano di desideri, e con questi desideri è possibile giocare; si può correre come il bambino colorato di Jimmy Liao, spostarsi di lato come Sidoti nei suoi viaggi tra le emozioni, entrare e uscire da libri e linguaggi diversi come fa Elena Iodice nei suoi laboratori. Si può, e forse si deve: parlare di desiderio lambisce inevitabilmente il territorio di ciò che manca, il dolore di un qui ed ora drammaticamente imperfetto. Ancora una volta “giocare è una cosa seria”, come diceva Munari.

sara@saramarconi.it

S. Marconi è scrittrice di libri per ragazzi