Eluana Englaro, Piergiorgio Welby e dj Fabo: sentenze e opinione pubblica


Obbligo di vivere o diritto di morire. E la solidarietà?

di Giovanni Maria Flick

dal numero di ottobre 2018

La corte costituzionale dovrà occuparsi nei prossimi giorni di una questione di costituzionalità sollevata dalla corte d’assise di Milano sulla vicenda del suicidio assistito di Fabiano Antoniani meglio noto come dj Fabo. In essa vengono in discussione la dignità del morire, importante come quella del vivere, e l’individuazione di chi – su quali premesse ed entro quali limiti – possa intervenire per il rispetto di quella dignità.
La vicenda segna un’ulteriore tappa del dibattito sul diritto di morire o sull’obbligo di vivere della persona, anche quando le condizioni della vita siano o appaiano a essa intollerabili e tali da farle preferire la morte. È un percorso scandito da diversi momenti e segnato da scontri ideologici, religiosi, culturali, politici e giuridici. Il primo e fondamentale valore che viene in considerazione è quello della vita. La Costituzione ne sottolinea la dimensione personale e sociale (art. 2); la inviolabilità assoluta anche da parte dello stato (art. 27 e art. 1 l. cost. 1/2007); le condizioni irrinunciabili di dignità (sia esplicitamente, art. 3, sia implicitamente, ad es. articoli 27, 32, e 36) nel suo svolgersi e nella sua conclusione.

La Costituzione non definisce la vita; riconosce implicitamente il suo carattere di presupposto di tutti gli altri diritti fondamentali; non afferma esplicitamente un diritto a essa, ma non propone neppure un dovere esplicito o implicito di vivere. Al contrario, una interpretazione ragionata degli articoli 2, 13 e 32 sembra consentire di affermare…

Per continuare la lettura occorre essere abbonatiScopri le nostre offerte sugli abbonamenti oppure acquista la copia di ottobre 2018