Hanns-Josef Ortheil – Il suono della vita

Un pianoforte cambia la vita

recensione di Anna Chiarloni

dal numero di giugno 2018

Hanns-Josef Ortheil
IL SUONO DELLA VITA
ed. orig. 2009, trad. dal tedesco di Scilla Forti
pp. 540, € 19
Keller, Rovereto 2018
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Hans-Josef Ortheil - Il suono della vitaOrtheil (1951), musicista e fondatore di una scuola di scrittura creativa, deve la sua popolarità a una capacità descrittiva ricca di pathos e orientata alla conciliazione con i drammi dell’esistenza. Romanzo familiare e pensoso, questo, modellato sul flusso dei ricordi di un’infanzia vissuta a Colonia negli anni cinquanta e centrato su un’educazione sentimentale che coincide con quella musicale – col “suono della vita”, appunto. La storia, di taglio autobiografico, narrata in prima persona, scorre su un fraseggio semplice e lento, a tratti cumulativo, alternando luoghi e piani temporali: il passato tedesco è filtrato da una prospettiva dislocata nel presente, sotto il cielo “azzurro imperiale” di Roma. Frequenti le considerazioni sulla scrittura nel suo farsi: frammenti narrativi che tendono al metaromanzo, rivelando un certo narcisismo, prontamente rimbrottato da alcuni critici compatrioti di Ortheil.

Data la mole del libro, qualche giaculatoria intimista poteva effettivamente essere sfrondata, va detto però che soprattutto la prima parte si apre a memorie di notevole intensità narrativa. Johannes, bambino introverso in simbiosi con una madre ammutolita dal lutto, osserva il mondo dalla sua tana domestica, in silenzioso ascolto del mondo esterno. Poi, complice un padre vitale e sanguigno, in casa arriva un pianoforte e nulla è più lo stesso. Nella musica il bambino prende coscienza di sé, l’orizzonte si allarga alla natura, al disegno e finalmente, grazie alla sapiente guida paterna, c’è la conquista del linguaggio. Suono, segno e parola si sviluppano interagendo nella formazione di Johannes, secondo le linee canoniche del Bildungsroman. Non manca il soggiorno nella “città eterna”, sorgente per Johannes ormai ventenne di un senso di profonda “liberazione”, con approdo “nell’estasi dell’amore”. Fattore essenziale resterà però, anche nei ricordi del narratore adulto, la musica, Schumann soprattutto. Un’esperienza che sembra duplicarsi nella bimba pianista di nome Marietta, delegata a chiudere la vicenda con un concerto in una piazza romana. Con questo romanzo Ortheil coglie un punto essenziale della formazione individuale: come suggerisce il titolo originale – Die Erfindung des Lebensl’arte è accoglienza, è un grembo che consente di “inventare la vita”.

anna.chiarloni@unito.it

A Chiarloni è professore emerito di letteratura tedesca all’Università di Torino