Yu Hua – Il settimo giorno

I morti della Cina di oggi

recensione di Elisa Levi Sabattini

dal numero di dicembre 2017

Yu Hua
IL SETTIMO GIORNO
ed. orig. 2013, traduzione dal cinese di Silvia Pozzi
pp. 189, € 16
Feltrinelli, Milano 2017

Yu Hua - Il settimo giornoLo ha fatto ancora. Yu Hua è riuscito a sorprenderci di nuovo, a farci commuovere e a farci ridere. Ancora una volta è riuscito a farci amare i personaggi del suo ultimo romanzo, Il settimo giorno, tradotto dalla bravissima Silvia Pozzi, voce italiana di Yu Hua.
Dopo La Cina in dieci parole (Feltrinelli, 2012), raccolta di saggi sulla Cina di oggi, Yu Hua ritorna al romanzo per raccontarci la contemporaneità del suo paese, e lo fa con un espediente letterario azzeccato: la morte. Il romanzo si svolge durante quel periodo di sette giorni a disposizione di famiglia o amici per onorare il defunto con una tomba e garantirgli un riposo eterno. In questo luogo-non-luogo o tempo-non-tempo, Yang Fei si ritrova morto. Il titolo del romanzo, Il settimo giorno, fa dunque riferimento ai primi sette giorni della morte di Yang Fei durante i quali egli vaga per le vie della sua città, popolata da morti come lui, fino a raggiungere un luogo abitato da chi non ha ancora ricevuto, e forse non riceverà mai, degna sepoltura. Yang Fei muore in seguito all’esplosione della cucina di un piccolo ristorante il cui proprietario è vessato dalle autorità che richiedono pagamenti sempre più alti per mettere a norma il locale. Nonostante la cucina sia in fiamme, Yang Fei rimane fermo al suo tavolo perché rapito dalla lettura di una notizia di cronaca: il suicidio della sua ex moglie. Una volta morto, viene convocato dall’ufficio preposto per la cremazione dei corpi. Comincia così un’avventura che lo porta a ricordare da morto la sua ex vita, con l’amarezza di un osservatore che può semplicemente accettare il ricordo di ciò che non è più e che sarebbe potuto essere altrimenti. Gli affetti si rivelano essere fondamentali. Anche quei legami apparentemente marginali o sporadici ridisegnano i contorni della sua ex esistenza. In questo viaggio del ricordo, come in un sogno, Yang Fei incontra molte persone che hanno fatto parte della sua vita, morte anch’esse, e personaggi nuovi che raccontano nuove storie di vita e di morte.

I morti che popolano il romanzo parlano della Cina di oggi. Prendendo spunto dalla cronaca, Yu Hua immagina scenari possibili dietro alle grandi tragedie di cronaca che toccano la Cina, come l’abbattimento coatto di palazzi, il ritrovamento di corpi di neonati e feti in un fiumiciattolo vicino a un ospedale, la povertà di milioni di persone costrette a vivere come “topi” abitando un mondo sotterraneo dove si sviluppa una città parallela, il conto in banca come metro di misura per i servizi offerti – nel caso del romanzo di Yu Hua, il conto in banca è determinante per la sala d’attesa del crematorio –, l’occultamento di cadaveri per nascondere la superficialità e la corruzione di funzionari e gestori. Il settimo giorno racconta il disagio delle persone incapaci di affrontare così grandi e rapidi cambiamenti all’interno di un contenitore, la Cina, che sembra essersi dimenticato, nonostante se ne parli costantemente, di valori come l’armonia e l’amore familiare, il rispetto e l’aiuto all’interno della comunità, la condivisione come valore fondante di una società civile. Dietro queste tragedie ci sono storie di vita e, non solo nel romanzo di Yu Hua, storie di morte. Le persone sono abbandonate e vivono una vita dura e in solitudine. Ironicamente, nel romanzo la morte fa invece loro riscoprire valori vitali come il senso di comunità e l’aiuto reciproco. E, proprio per questo, il nuovo romanzo di Yu Hua è un inno alla vita. I suoi personaggi sono più vivi di quando erano vivi e i veri morti sono quelli che sono ancora in vita. Una realtà capovolta che ci aiuta a guardare le cose da una certa distanza e che allo stesso tempo ci permette di sentirci vicino a ogni singolo personaggio. Per mezzo del protagonista, Yu Hua ci accompagna in una Cina di oggi, le cui storie abbracciano però un’umanità che non ha confini geografici né culturali. Il settimo giorno ci parla della vita, di una vita estremamente umana e fragile, di una vita da amare e riscattare.

esabattini@uniss.it

E Levi Sabattini insegna lingua e letteratura cinese all’Università di Sassari