Musulmana, cristiana o british? L’iconoclastia sotto ogni cielo


Anche Goethe odiava i Buddha di Bamiyan

di Salvatore Settis

dal numero di settembre 2018

Il testo di Salvatore Settis è parte della relazione The Materiality of the Divine. Iconography vs. Iconoclasm per il convegno Anche le statue muoiono, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, il 28 e 29 maggio 2018.

Ut pictura poësis (la poesia è come la pittura): ben poche frasi sono state citate o commentate nella tradizione culturale europea quanto queste famose parole dell’Ars poetica di Orazio. Eppure, mentre questa dichiarazione di principio attraversava i secoli, la sua critica più radicale veniva articolata con singolare efficacia da un “omo sanza lettere”, Leonardo. In una celebre pagina delle sue note Sulla pittura, egli mette a contrasto poesia e pittura, dapprima suggerendo di misurare i meriti di ciascuna delle due arti mediante il confronto tra “il furore di una battaglia” dipinta da un “buon pittore” e “che il poeta ne scriva un’altra”. Quindi, Leonardo afferma bruscamente: “Poni in iscritto il nome d’Iddio in un loco, e ponvi la sua figura a riscontro, il vedrai quale fia più riverita”. Il contesto rende chiaro che l’immagine la vince sempre e comunque sulla parola, anche quando si tratta di rappresentare il divino, perché, grazie alla sua immediata efficacia emotiva, può meglio suscitare nell’osservatore una soggezione interiore che si traduca in visibili atti di devozione.

 La netta antinomia fra parola e immagine nella rappresentazione del divino si fonda sull’assunto che l’immagine sia “materiale”, la parola no; ma tale assunto è esso stesso…

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