Se Berlino è una sineddoche
recensione di Maria Festa
dal numero di novembre 2016
Teju Cole
PUNTO D’OMBRA
ed orig. 2016, trad. dallâinglese di Gioia Guerzoni
pp. 231, ⏠22
Contrasto, Roma 2016
âLĂŹ nella galleria tutta bianca, con le file di immagini (âŚ), mi resi conto che la fotografia era davvero unâarte incredibile. In tutta la storia veniva catturato un istante, ma i momenti precedenti e successivi scomparivano nella corsa del tempo: solo quella frazione di secondo era privilegiata, salva, soltanto perchĂŠ lâocchio della macchina lâaveva coltaâ (CittĂ aperta, Einaudi, 2012) Lâemozione espressa da Julius, il protagonista flâneur del secondo romanzo di Teju Cole, era percepibile allâinterno dello spazio espositivo nella galleria Forma Meravigli di Milano, che ha ospitato, da aprile a giugno 2016, le fotografie di viaggio di Cole.
Le fotografie sono state raccolte nel catalogo Punto dâombra, dove Cole rivela il suo intento: âIn questo libro ho evocato la linea del canto in forma di saggio lirico che unisce fotografia e testoâ. Entrambe le forme dâarte, fotografia e scrittura, implicano lâisolamento da parte dellâautore nella fase della creazione e il risultato, impresso su pellicola o su carta, sarĂ oggetto di interpretazione e di ricerca di significato da parte dello spettatore/lettore.
In ogni frammento di visione e di vissuto selezionato da Cole lâocchio dello spettatore passa dal generale al particolare. I colori fungono da catalizzatori che velocizzano lâimmersione nellâimmagine per scoprirne i dettagli, gli oggetti in secondo piano, gli effetti ottici, per giungere cosĂŹ allâinterpretazione e allâassegnazione di significato, proprio come suggerisce Cole: âla fotografia rivela quello che il fotografo non aveva visto al momento dello scattoâ. La vetrina di Zurigo, ad esempio, con i mappamondi che espongono aree diverse del pianeta, può essere vista fenomenologicamente come raffigurazione dellâio che nellâatto della scrittura si cerca nelle cose del mondo. E nel dettaglio della porta di Rhinecliff, NY, il vetro opaco sembra invitare lâio a smettere di riconoscere il conosciuto per imparare a vedere di nuovo.
In Punto dâombra il testo dĂ corpo alla fotografia: secondo il filosofo Enzo Paci âla parola distaccata dal corpo non esiste. Non esiste la parola scritta: leggendo la riconduciamo alla sua originaria incarnazione, alla nostra, se non riusciamo a immaginare la persona viva che lâha scritta. La parola disincarnata, se fosse possibile, non avrebbe sensoâ. Attraverso la lettura del catalogo si è in relazione con lâautore, e in questa relazione con Cole sono presenti i tratti caratteristici che ne contraddistinguono la narrativa. In Ogni giorno è per il ladro (Einaudi, 2014 – la recensione dell’Indice) tutti i capitoli contengono una fotografia scattata nei luoghi dove Cole ha trascorso la sua infanzia, mentre in CittĂ aperta la sua formazione di storico dellâarte e della musica emerge dal girovagare nelle cittĂ .
Il tema della città è ripreso nel catalogo: âTutte le cittĂ sono luoghi dove rimangono tracce di quel che è accaduto â Berlino è (âŚ) una sineddoche per violenza organizzata e disorganizzataâ. Ă come se il catalogo rappresentasse unâevoluzione del percorso artistico di Cole, e ci piace pensare di poter emulare il suo proposito: âContinuo a rinviare il mio arrivo a destinazione. La destinazione è arrivare a questo rinvio perpetuo, per non raggiungere mai la destinazione. Sogno tutto il giorno. Di notte sogno di vagareâ.
mfesta@outlook.com
M Festa è studiosa di letterature in inglese