Malena Scunio – Il sale del ricordo

Malena Scunio
Il sale del ricordo
cura e traduzione dallo spagnolo di Susanna Nanni
149 pp, 14 €
Nova Delphi, Roma 2024

di Emilia Perassi

Il “sale del ricordo” è un’immagine che viene da un tango considerato fra i più belli di tutti i tempi. È di Homero Manzi e si intitola “Malena”, nome della sua protagonista, dalla voce incrinata e oscura. È lo stesso nome che un colonnello dell’esercito argentino, responsabile di crimini atroci sotto l’ultima dittatura, dà alla figlia, imprimendo su di lei il suo marchio. Questo “incesto di nome” è quello di Malena Scunio, autrice di una storia di immensa solitudine, Il sale del ricordo, apparsa fra i titoli del bel catalogo latino-americano di Nova Delphi, nella collana Herencias curata da Simone Trecca. Sette anni sono stati il tempo necessario per scrivere le poco più di un centinaio di pagine che compongono la vicenda, introdotte e tradotte con appassionata perizia da Susanna Nanni. Sette anni per raccogliere le schegge di una memoria amara e bruciante come il sale, ma anche – come il sale –addetta alla conservazione del ricordo.

Il racconto è il risultato dei ventotto lunghissimi anni di ricerche che hanno impegnato la vita di Malena. Iniziano nel 1986 col suicidio del padre dell’autrice, in quel momento quindicenne. La figlia registra quella morte con complesso sollievo: “finalmente vedevo la fine della sua presenza pesante e perpetua, desolata e carnale”. Una presenza che aveva agito nel silenzio e nel segreto, senza che mai nulla si sapesse del suo ‘lavoro’ di militare, solo marcando il territorio della casa con gli indizi di una brutalità organizzata in pedagogia della vita quotidiana: pistole nascoste fra i vestiti nei cassetti, armi da pulire come rituale familiare, bossoli di proiettili trasformati in posaceneri, obici di cannone in basi per i paralumi del salotto. La morte del padre consentirà alla figlia la dolorosa libertà di chiedersi chi veramente sia stato, di svelarne la violenza padronale, insinuata in ogni anfratto di un’infanzia vigilata dal suo sguardo proprietario, infiltrato ovunque senza che la bambina ne colga la tremenda anomalia. Frammenti di percezioni confuse e inquiete si riordineranno nel corso della ricerca intrapresa dall’adolescente e poi dall’adulta, vorticando in un tumulto di azioni: domande, incontri, documenti, fotografie, lettere, libri, indagini genealogiche. L’ordine del padre cederà di fronte al nuovo ordine della figlia, capace – con inaudita volontà – di andare in cerca del vero volto del genitore.

Ma la domanda maggiore resterà per Malena quella che riguarda il grado di responsabilità di Antonio Scunio col piano criminale della dittatura. Quel padre capace di uccidere il cane del fratello solo perché gli è affezionato, di puntare una pistola alla testa del figlio per minacciarlo, di scrivere libri sulla storia argentina in omaggio ai suoi capi più barbari, sino a che punto si è spinto nella pratica pubblica, oltre che privata, della violenza del terrorismo di stato?

Se la bambina è stata sola nella sua infanzia, ombra di sé nelle mani del padre, sbiadita la sua personalità sotto i colpi di un sistematico esercizio di onnipotenza genitoriale, non meno sola lo sarà da adulta: i familiari non vorranno ricordare, la madre verrà aggredita – emblematicamente – dall’Alzheimer proprio durante gli anni di scrittura del libro. Malena nemmeno riuscirà ad appoggiarsi sui sopravvissuti della dittatura: la sua genealogia non è quella delle vittime, ma dei repressori. “Non sono colpevole, ma neanche innocente”, scrive in modo laconico ma eloquente per dire della sua solitudine anche sociale. E in solitudine continuerà la sua ricerca, sino a quando – in internet – trova la citazione di Antonio Scunio come imputato al processo per crimini contro l’umanità che si svolge a partire dal 2014 nella città di Rosario. Parti dell’enigma paterno cominceranno a sciogliersi, consentendo alla trama fittizia dell’origine di sciogliersi in una trama reale, sebbene innervata da verità tremende. Lascio al lettore la sorpresa del gesto finale e complesso con il quale Malena deciderà di amministrare il peso del suo passato.

emilia.perassi@unito.it
Insegna letterature latinoamericane all’Università di Torino