Eduardo Savarese – Le Madri della Sapienza

Tra palazzo e monastero, niente da nascondere

recensione di Franco Pezzini

Eduardo Savarese
Le Madri della Sapienza
pp. 351, € 18,
Wojtek, Pollena Trocchia NA 2023

“Non m’importa se questo implica il sacrificio della mia vita privata. Il premier non ha niente da nascondere a nessuno. E sa sacrificare tutto per il bene del suo paese”: proclami la cui retorica opportunista conosciamo. Per cui è difficile, leggendo il romanzo, non subire un corto circuito di notizie, echi e meline di cronaca: ma è chiaro che l’autore l’ha previsto e in qualche misura voluto. Giocando su un effetto-inversione che non c’entra nulla con il mondo al contrario di dimenticabili pamphlet di presunti maître à penser. L’effetto speculare vede salire al governo in Italia un esponente dell’estrema destra, ma è un maschio rampante, Anselmo Riccardi, in apparenza figlio dell’appannato politico progressista Ruggero, dal cui orizzonte omosessuale intende assolutamente smarcarsi. Suo nume tutelare è una losca maga wagneriana, Ulrica Neumond, che Acheronta movet a favore di una Casa Europea dei Nuovi Ariani. Non è in scena un familismo nepotistico di incarichi pubblici a congiunti, ma Anselmo è sorretto da un nucleo familiare compatto, che finirà tuttavia – per buonsenso di una moglie in gamba e di una figlia mistica – a remare contro i suoi progetti. Oggetto delle sue manovre ostili – ostili per motivi ideologici, ma anche personalissimi – è un trio di omosessuali non più giovani, Luciano/“Cinzia”, Giorgio/“Olimpia” e Fernando/“Gridonia”, fondatori di una comunità religiosa di statuto laico, le Madri della Sapienza del titolo, oggetto di attacchi di fondamentalisti cristiani e femministe atee perché portabandiera di una sessualità libera (anche nel ricorso all’inseminazione artificiale, tema qui di un’attenta e dolente meditazione) ma all’interno di coordinate di devozione, vita meditativa e culto umanista della Bellezza. L’esperienza – che vede la simpatia del giovane parroco locale e di tanti frequentatori e adepti – nasce pasticciata anche per i profili dei tre, con pregressi sentimentalmente sofferti attraverso frequentazioni comuni, amicizie e amori più o meno aggrovigliati (in particolare all’ombra del defunto intellettuale, grande manipolatore, Fosco Nunziante), malinconie, ricordi, abbandoni e lutti a carico, e che condurrà a una serie di passi falsi, di goffe ambiguità, di segreti pelosi. 

Difficile inquadrare il romanzo (che l’editore definisce “Dramma wagneriano, racconto esoterico e commedia fantastica”) in qualche filone narrativo noto e questa non è che  una delle tante sfide che il testo pone al lettore. Qualche ulteriore chiave alla comprensione può venire dall’inserimento nel catalogo della casa editrice Wojtek che – recita il sito – “propone narrativa ‘non di genere’ e intende tale formula in senso inclusivo e di apertura rispetto ad ambienti e a letterature inesplorate o solo parzialmente esplorate dall’editoria italiana, evitando dunque qualunque approccio mainstream. Wojtek vuole così intercettare […] le narrazioni capaci di decodificare, in piena libertà di concezione e realizzazione, quanto sta realmente accadendo a lato, dietro e oltre rappresentazioni rassicuranti e parole ovvie”. 

Le Madri della Sapienza è ben scritto e di stimolante lettura: un apologo intelligente e provocatorio – nel senso autentico, di schiudere paradossi e macchine per pensare – nell’epoca di monsignori ribelli alle benedizioni di omosessuali in coppia (ma immemori della vergogna di averle spese per secoli a benedire eserciti, cannoni e stragi) e di posizioni di genere – qui le femministe di Save Women’s Pride – che invece di portare libertà irrigidiscono le censure. Resta solo sullo sfondo, in un quadro di personaggi principali in gran parte dell’alta borghesia, la platea popolare, impaurita e reazionaria, che sta alla base del potere di Anselmo Riccardi: Savarese avrà tempo e modo di volgere la sua fantasia a questo ventre molle dell’Italia in qualche prossimo romanzo.