Cesare Sinatti – La splendente

Il lato umano del mito classico

recensione di Salvatore Renna

dal numero di aprile 2018

Cesare Sinatti
LA SPLENDENTE
pp. 238, € 16,50
Feltrinelli, Milano 2018

Cesare Sinatti - La Splendente“I miti e gli eroi sono tornati. E non sono mai stati così vicini”. Con queste parole la fascetta promozionale accompagna la prima edizione de La splendente di Cesare Sinatti, pubblicato nei “Narratori” di Feltrinelli. A voler essere pignoli bisognerebbe però precisare che le storie mitiche di eroi e dèi greci non sono mai scomparse dall’orizzonte delle più diverse forme artistiche: non dal cinema e dal teatro, né tantomeno dalla letteratura che, in Italia e non solo, torna ripetutamente a leggere e riscrivere l’immenso patrimonio di storie antiche.
La densa sovrapposizione di rielaborazioni che ormai da millenni governa lo sviluppo del mito rappresenta per lo scrittore moderno un’opportunità e un’insidia al tempo stesso: se da un lato le moltissime versioni successive a quelle antiche appaiono come un bagaglio tanto tradizionale quanto stimolante con cui dialogare, dall’altro è sempre presente il rischio di produrre una nuova versione zoppicante, stanca e – forse ancora peggio – erudita dei miti alla base della cultura occidentale.

Giocando con personalità su questo pericoloso confine si impone l’opera prima dello scrittore, che torna a narrare le imprese condotte da Agamennone, Menelao, Achille e Odisseo nei lunghi anni di assedio della città di Troia. Come saggiamente sottolineato dal comitato di lettura del Premio Calvino 2016, in cui La Splendente è stato finalista, il testo è la “prova straordinaria di un giovane autore che rivela una conoscenza profonda della mitologia, dell’epica e della tragedia greca”, mentre “ciò che sorprende in questo inusuale romanzo è la capacità di far rivivere in maniera originale personaggi che sembravano per sempre fissati in una certa icona, in un profilo marmoreo”. Cesare Sinatti si inserisce infatti con grazia e sapienza negli interstizi del mito, in quegli angoli ancora bui dove la sensibilità dell’autore moderno riesce a cogliere nuove prospettive da cui guardare a storie universalmente note.

Non solo, ma il lettore colto – con le cui conoscenze l’autore gioca costantemente – non mancherà di notare la ricerca erudita che precede la narrazione. In Odisseo figlio di Sisifo o nella centralità accordata a figure tradizionalmente minori come Epipola o Palamede si legge in controluce la consapevole padronanza di varianti narrative raccolte da autori antichi meno canonici di Omero e dunque meno note al grande pubblico. Ma tale studio non affiora mai al livello testuale, né appesantisce il racconto dandogli una sfumatura erudita. L’autore è infatti abile a sfruttare questa stratificazione come potenziale espressivo del mito, che riesce così a stupire maggiormente grazie a questi minuti e fondamentali cambiamenti.

La dimensione umana di miti ed eroi

Il merito del romanzo non è però racchiuso nella sola riproposizione di versioni oscure e note solo ai filologi classici. Anche nella narrazione di episodi canonici della tradizione mitologica greca Cesare Sinatti riesce a presentare una versione che affascina grazie al costante emergere di un’umanità sofferta, capace di problematizzare le granitiche esistenze degli eroi. Grazie a questo meccanismo di abbassamento umano del grado eroico dei personaggi Achille cessa di essere lo spietato guerriero omerico per divenire un giovane ossessionato dal pensiero del dolore e della morte, la codardia di Menelao appare come una costante difficoltà di incontro con l’altro e di scendere a patti con la vita, così come commuove ancora una volta l’immagine di Ifigenia che cammina spensierata incontro alla sua morte. Gli dèi rimangono sullo sfondo di vicende che si sviluppano principalmente negli incontri tra uomini: illuminazioni improvvise come quella tra Penelope e Odisseo, giuramenti nefasti come quello che conduce alla guerra e terribili vendette come quella di Clitemnestra. Recuperando la lezione della tragedia in un contesto prettamente omerico, su tutti si impone l’inesorabilità di un destino tanto inevitabile quanto continuamente patito: come il lettore vede dispiegarsi sulla pagina una storia di cui probabilmente conosce già l’esito, così gli eroi assistono alla progressione delle loro vite come spettatori di una rappresentazione in cui, per quanto si dibattano, non hanno possibilità di incidere in profondità.

Grazie a questo trattamento tematico, che si accompagna ad una lingua controllata, incisiva e che non manca di intensi sprazzi lirici, il mito classico emerge ancora una volta come lo strumento in grado di sondare le verità più profonde della dimensione umana, esprimibili attraverso la risemantizzazione di quelle vecchie storie che già ai tempi di Platone le balie raccontavano ai bambini greci. Nonostante il tempo passato e le innumerevoli riscritture, tra la bellezza di Elena e la polvere di Troia, tra l’ingegno di Odisseo e la furia di Agamennone il lettore moderno potrà trovare in questo testo qualcosa che continua a promanare fascino.

salvatore.renna3@unibo.it

S Renna è dottorando in letterature comparate presso le Università di Bologna e dell’Aquila