Chiara Valerio – Almanacco del giorno prima

Grandezze omogenee

recensione di Angelo Molica Franco

dal numero di novembre 2014

Chiara Valerio
ALMANACCO DEL GIORNO PRIMA
pp. 350, € 20
Einaudi, Torino 2014

coverAperto e iniziato. Con curiosità e molte domande. Chissà dove sta andando? Chissà dove va a finire? Poi chiuso e abbandonato. Con un dubbio, ovvero ancora una domanda. Dove mi stava portando? Sono sceso da Almanacco del giorno prima di Chiara Valerio troppo presto, come da un treno prima che arrivi a destinazione, prima che il nome irraggiato dai microfoni corrisponda a quello della mia fermata, alla fine del mio viaggio. La stazione in cui mi sono ritrovato non era, però, il mio comodino, e così ho aspettato un altro treno che mi portasse a ieri, al giorno in cui lo avevo iniziato, al giorno prima. Questo per dire che ho avuto due letture del romanzo di Valerio, e mai un libro abbandonato alla prima mi ha lasciato dentro così tanto, così troppo, da doverlo riprendere e rispondere alla sua sfida, bevendolo fino alla fine. Almanacco del giorno prima non rassicura, anzi, sfida il lettore.

Quasi sconfessando Edmond Rostand, con Almanacco del giorno prima Valerio invera tutte le misure, le pose, le tante figure che l’amore sa disegnare in trasparenza tra le parole “t’amo”. Alessio Medrano ama Elena Invitti. Valerio sfiora questo sentimento in modo mai banale, mai urlato e riesce anzi in qualcosa di nuovo, o meglio, in qualcosa di altro: saper camminare un passo indietro alla storia; i suoi personaggi nascondono al lettore qualcosa, forse anche all’autrice stessa, tanto che alla fine il lettore li lascia andare, certo che staranno per incontrarsi, che non potranno fare altro che rincorrersi per ritrovarsi di nuovo, e di nuovo Alessio parlerà a Elena rivelando che di lei si dice “che tu sia intelligente, che sei fascinosa, che sei insopportabile, che sei bella, che sei anche di più”.Volendo spendere due parole, ma non quattro, sulla sua trama, diremmo che Alessio Medrano (il protagonista) è un uomo che non sa sognare, o meglio, che non sa sognare come gli adulti: Alessio, semplicemente, si illude e si delude. Se volessimo spendere quattro parole, ma non otto, diremmo che Alessio compra, per poi rivenderle, le polizze dei clienti che non vogliono più pagare le proprie assicurazioni sulla vita. Ma ancora non siamo arrivati al punto: il punto, cioè Elena Invitti. Così dovremo spenderne otto, di parole, ma non sedici, e diremmo che Alessio Medrano incontra Elena Invitti per lavoro, perché anche Elena non vuole più pagare la sua assicurazione; è qui che cambia tutto, senza mai essere urlato, perché Alessio, semplicemente, se ne innamora. Elena è una donna sofisticata, snob, bellissima, ha il doppio dei suoi anni e, soprattutto, a Elena non piacciono gli uomini molto più giovani di lei. Illusione/delusione, illusione/delusione, illusione/delusione. Il movimento ondivago non è però così prevedibile. Valerio mostra, attraverso il caleidoscopio dei numeri, la miriade di alterità che possiede l’amore venendo meno a una verità che lei stessa ha da scrivere sulla pagina: “Il tempo è fatto solo di tempo, lo spazio solo di spazio, l’amore solo di amore. Grandezze omogenee”.

Se decidessimo di spendere sedici parole, ma non trentadue, diremmo che è un romanzo ambizioso, che possiede una struttura poderosa, quadripartita, come i quattro angoli del respiro o forse, più semplicemente, i quattro momenti del bacio mai dato, del pompino mai avvenuto tra Alessio ed Elena: dentro, più dentro, fino al fondo, mai più fuori. Sono Infanzia, Presente, Imperfetto, Domani accadrà.

Alessio vive in una perenne infanzia finché non incontra Elena, perché solo lei sa inchiodarlo al presente, dato che solo il desiderio lo lega al presente, e prima di Elena Alessio non aveva mai desiderato. E Infanzia è il racconto della vita di Alessio, del lavoro, dei genitori professori di matematica, della solitudine dorata e incompresa. Del suo prima: prima di Elena. L’acme stilistico è raggiunto in Presente, in cui Valerio sembra prendere in prestito le sententiae senecanae e racconta gli anni di frequentazione tra Elena e Alessio per frammenti brevi, brevissimi, che hanno il pregio di illuminare il lettore come altrettante polaroid nervose e magari sfocate, che però non pretendono di dire nulla di definitivo, ma che solo suggeriscono il discorso amoroso tra i due. La terza parte, Imperfetto, si rivela essere la più narrativa tout court: è quella che disvela il reale precipitato temporale del libro. Almanacco del giorno prima racconta, infatti, le ventiquattr’ore che precedono la vendita da parte di Alessio del suo fondo con cui acquistava le assicurazioni sulla vita. Imperfetto perché lui si rende conto che il successo, le case e i bei vestiti non lo hanno aiutato a raggiungere la felicità. Domani accadrà è un esercizio di matematica, metafora di quel nondit che rassicura grottescamente il lettore sul mai perdersi di Alessio ed Elena.

Valerio scopre una nuova angolazione dell’amore e inquadra personaggi così mitici e insieme così contemporanei, annodati da quello stesso strappo comune. Uno strappo che è tra il cuore e la pancia, o almeno è lì che io lo vedo.

angelo.molicafranco@gmail.com

A Molica Franco si occupa di editoria e di critica letteraria

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