Federico Longo – Tutte le strade

Non è una città per ciclisti

recensione di Mario Marchetti

dal numero di novembre 2015

Federico Longo
TUTTE LE STRADE
pp 123, € 14.50
La tana del Bianconiglio, Faenza 2015

Testo davvero originale quello di Federico Longo, come un bell’oggetto è il volume a stampa arricchito da belle illustrazioni di Enrico Zanoni. Da una tenue ispirazione è nata un’inusuale guida narrata di Roma, vista da un occhio nordico (ma a lungo ministeriale), ammaliato dalla città eterna, in cui di eterno pare esserci soprattutto il disservizio dei mezzi pubblici. Come dice l’autore, Roma “ha una forza che non si può descrivere, forza salvatrice e distruttrice, forza che attrae e respinge”. Tutte le strade, in certo modo, è un omaggio alla nonna di Longo, per la quale il Papa era un mito: “Grande uomo, diceva”, e avere un nipote a Roma era quasi come poterlo toccare. Da simile affettuoso ricordo nasce questo ritratto della città, suddiviso in ventisette brevi capitoli più un Epilogo, dedicati in gran parte a luoghi (vie, piazze, edifici) non necessariamente famosi: sono luoghi frequentati da quel flâneur in bicicletta che è il nostro autore. E qui emerge un primo tratto: Roma non è una città per ciclisti, ma per motori di ogni genere (auto, motorini, autobus); il ciclista, a Roma, non viene capito, è un corpo estraneo, e se ne muore qualcuno in un incidente la cosa non fa notizia. Roma è una città di bar, accoglienti, dove tutti parlano con tutti, dove la proprietaria il primo giorno ti chiama “signore”, il secondo “ciccio”, il terzo “caro”. È una città di persone curiose, dove l’inquilina del piano di sotto ti aspetta in agguato per interrogarti, dicendo: “In questo palazzo la gente non si fa tanto i fatti propri”. Nei palazzi resistono i portieri, un’istituzione ormai scomparsa altrove. A Roma le parole “fabbrica” e “operaio” sono estranee. È una città, ovviamente, anche di grigi ministeri (tutto vi diventa senza colore: facce, abiti, muri, tazzine da caffè, bariste): “Quello che si fa in un Ministero riguarda principalmente la lettura, produzione, assembramento di documenti che riassume, spiega, aggiunge, toglie, specifica, chiarisce i contenuti di altri documenti prodotti in qualche altro ufficio dello stesso Ministero o di qualche altro ufficio pubblico”. La letteratura dell’assurdo non ha inventato nulla di meglio. Insomma, da tutta una serie di piccoli particolari, che paiono estemporanei, non sistematici, a poco a poco si disegna il quadro di una città sfuggente, dove non ci sono limiti precisi, dove c’è tutto e c’è niente, dove i cani sono liberi di sporcare e le spiagge “segrete” sono le più affollate. È una città anche dove affiorano ricordi. Pasolini e Morante l’abitano ancora. Il tono è garbatamente ironico. La scrittura è precisa, piana, scorrevole con adagi, allegretti e ben ritmate ripetizioni.

m.ugomarchetti@gmail.com

M Marchetti è insegnante e traduttore