Marco Ciriello – Per favore non dite niente

La parabola dell’uomo comune

recensione di Caterina Morgantini

dal numero di ottobre 2014

Marco Ciriello
PER FAVORE NON DITE NIENTE
pp. 128, € 12.90
Chiarelettere, Milano 2014

Layout 1Per favore, non dite niente. Non dite niente sull’amore, sulla possibilità di un sentimento infinito dopo la morte. Non dite niente sulla comprensione e tanto meno sulla compassione: sull’eventualità che un giorno, seppur remoto, tutto questo dolore potrà essere utile. Perché il dolore non serve a niente, la morte è “geografia inviolabile”, e il silenzio è la miglior cura.

Per favore non dite niente dice in realtà tutto: nel titolo dell’ultimo libro di Ciriello, scrittore e giornalista napoletano, c’è la parabola esistenziale di un uomo, il suo lento, inesorabile inoltrarsi nella strada male illuminata della sofferenza, quella che conduce al tunnel asfittico e grigio dell’assenza. L’uomo è un allenatore, Marco, ex calciatore, uno per cui l’esistenza è un “campo vuoto, ancora tutto da sbagliare, nessuno sugli spalti, e tu al centro che provi a immaginare”: una persona schiva, discreta, che dopo tante “azioni” concordate, studiate, con un solo gesto istintivo si mette a nudo davanti ai riflettori. Davanti ai giudizi, alle critiche, alle offese: davanti a quel “tutti” in cui ciascuno si sente al sicuro e in diritto di giudicare. Nessuno invece comprende la semplicità di una decisione dettata solo dal rispetto: dare le dimissioni per stare al fianco della moglie Carla, malata, godendo con lei e per lei gli ultimi mesi.
Il romanzo di Ciriello usa un registro lieve, che tanto farebbe bene alla nostra quotidianità: alla pacata voce narrante, stanca ma non ancora sconfitta, fa da contropartita lo strepito del pubblico, degli spettatori sugli spalti e nella vita, le invettive, la vanità. Per favore non dite niente mette al centro della scena, del campo, il turbamento di un uomo solo, dignitoso: commuove la narrazione del suo estremo, toccante pudore, la volontà di non esporsi ma di ritrarsi in un involucro di pazienza, affrontando con la moglie, piccolo esercito sotto assedio senz’armi, l’ultima, sfiancante battaglia. Per favore non dite niente è ispirato alla vicenda reale di un vero allenatore, che qui non citeremo per rifuggire dalle polemiche sorte dopo l’uscita del libro, ma potrebbe essere la storia di uno qualunque, commerciante, medico, artigiano: dietro l’universo calcistico, raccontato con precisione e partecipazione, si scorge un altro mondo, una storia tra due innamorati vissuta pienamente, con il calore e la profondità degli affetti sinceri. Dentro, ancora più a fondo, nelle pieghe del rapporto tra Marco e Carla, si cela il nocciolo duro della malattia che come un terremoto silenzioso arriva, scompiglia e se ne va lasciando macerie, crolli, cocci: in fondo “il dolore è una questione molto, molto pratica”.

Nella rinuncia di Marco c’è la consapevolezza di chi ha imparato le regole, un codice, un linguaggio: ora, travolto da una slavina di tribolazioni, si è trovato costretto ad apprendere una nuova lingua, quella della tosse, dei lamenti, delle medicazioni, un alfabeto costruito sull’attesa e sullo sconforto. Con Per favore non dite niente Ciriello ridefinisce il concetto di fallimento: basta cambiare angolazione o punto di vista per rendersi conto che una ritirata è solo l’altra faccia di una grande vittoria, di un successo riportato sulle paure, i fantasmi, i timori di una vita intera.

cater.morg@yahoo.it

C Morgantini è redattrice freelance

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