Thomas Williams – I capelli di Harold Roux

Una concatenazione senza fine

recensione di Virginia Pignagnoli

Scheda “letterature” dal numero di luglio/agosto 2016

Thomas Williams
I CAPELLI DI HAROLD ROUX
ed. orig. 1966, trad. dall’inglese di Nicola Manuppelli e Giacomo Cuva
pp. 478, € 18
Fazi, Roma 2015

Thomas WilliamsHarold Roux i capelli li ha persi da giovane, troppo giovane. E allora, come se un oggetto posticcio potesse davvero mascherare la calvizie, come se la realtà potesse semplicemente essere elusa, porta un parrucchino, incurante degli sguardi divertiti e delle risa sprezzanti dei suoi compagni d’università. Harold Roux però non è il protagonista del romanzo di Thomas Williams, o meglio, lo è solo fino a un certo punto: Harold Roux è un personaggio nel libro che il protagonista del romanzo di Williams sta scrivendo. I lettori attraversano i confini di diversi mondi finzionali e conoscono personaggi che si specchiano in se stessi in quella che sembra una concatenazione senza fine. In gergo tecnico la contaminazione dei livelli narrativi si chiama metalessi, una tecnica che Williams, professore di scrittura creativa all’Università del New Hampshire, conosce forse fin troppo bene. I capelli di Harold Roux è però molto più di un mero esercizio di stile. C’è la natura umana, con i suoi impulsi, le sue contraddizioni e Williams, come ha notato John Irving (suo ex-studente e amico), aveva una dote particolare nel “scandagliare psicologicamente le persone”. C’è la letteratura, il costante interrogarsi sul suo ruolo, il suo scopo, il suo potere. C’è il lavoro dello scrittore, la difficoltà nel creare i personaggi, di dar loro una voce, ma anche l’importanza di perseveranza e metodicità. E c’è, più di tutto, l’estenuante alternarsi di realtà e finzione.

La storia che fa da cornice alle altre è quella di Aaron Benham, professore all’Università del New Hampshire, alle prese con la scrittura del suo ennesimo romanzo intitolato appunto I capelli di Harold Roux. Attraverso Aaron, Williams indaga la vita dello scrittore e il ruolo dei ricordi, che vengono scelti, selezionati, trasformati. “Ci usiamo a vicenda, usiamo le nostre esperienze, i materiali della realtà”, ammette Aaron, i cui ricordi s’intrecciano con la storia di Harold Roux che sta scrivendo. Come Stoner di John Williams, altro romanzo americano da poco ripubblicato, il libro di Aaron è un vero e proprio college novel. Siamo nell’America del dopoguerra, il campus è popolato di giovani veterani come Harold Roux e Allard Benson, il vero alter ego di Aaron Benham, e da ragazze come Mary, irlandese cattolica, e Noemi, ebrea comunista. E come in ogni romanzo di formazione c’è la scoperta dell’amore e dell’amicizia, ma anche la perdita dell’innocenza, il tradimento e le delusioni, inevitabili come la chiusura dell’anno accademico quando “non potevi far altro che andartene via”. Lo spazio e il tempo narrativo si allargano e si restringono a fisarmonica. La distinzione tra livelli viene continuamente interrotta e quella di Allard Benson e Aaron Benham non è l’unica storia nella storia. Ma se all’inizio si rischia di fare un po’ di confusione tra universi narrativi, man mano che la lettura avanza, è proprio nella simmetria e nell’equilibrio che si crea tra questi innumerevoli incastri che si ri-vela tutta la forza della scrittura di Williams. Uno scrittore giustamente riscoperto. E così I capelli di Harold Roux, un romanzo che non ha paura di scavare a fondo nell’animo umano.