Davide Mazzocco – Cronofagia

recensione di Mauro Maraschi

Davide Mazzocco
CRONOFAGIA
pp. 202, € 12,90
D Editore, Ladispoli, 2019

Cronofagia di Davide Mazzocco è un saggio divulgativo che mira a documentare, con piglio vivace e creativo, i mille modi in cui il capitalismo erode il nostro tempo: in duecento pagine è sondata una tale mole di contesti, modalità e meccanismi che è impossibile rimanere indifferenti al problema. Si parte dalla spiegazione del concetto di “cronofagia” nell’accezione di Galibert, ovvero la tendenza del capitalismo a nutrirsi di una fetta crescente del tempo delle masse “grazie a raffinate strategie di marketing e all’illusione della gratuità”: da un lato, l’utente è persuaso di poter diventare più “produttivo”, dall’altro la gestione degli strumenti online si concretizza in ore di lavoro non retribuite. Sdoganata dalla rivoluzione digitale, la cronofagia non accenna ad arrestarsi, anzi, si acuisce in modo esponenziale, complice l’avvenuto passaggio dal marketing del prodotto a quello dell’immagine, che non promuove tanto la vendita quanto l’adesione a una brand identity, e che trasforma l’utente da acquirente a bene di consumo (i social network sono, tra le altre cose, un bacino inesauribile di dati e territorio eccellente per l’analisi dei cluster). L’interconnessione di questi e altri processi fa sì che l’utente sprechi ore su centinaia di app e servizi senza riceverne granché in cambio, anzi, rimettendoci in termini di qualità della vita. Per ricostruire la genealogia del fenomeno Mazzocco parte da taylorismo e fordismo, ripercorrendo l’accelerazione esponenziale dei ritmi lavorativi e privati nell’arco dell’ultimo secolo. Si prosegue col tentativo del marketing di colonizzare “una delle poche nicchie di resistenza all’invadenza del capitale”, il nostro sonno: nell’era delle serie tv, a molti suonerà familiare l’esempio del binge-watching, che spinge lo spettatore a bruciare ore di riposo per guardare diverse puntate del suo programma preferito.

Le cose si fanno davvero interessanti al quarto capitolo, quando viene spiegato perché i social network sono delle vere sanguisughe: “Lavoriamo per Mark Zuckerberg con la stessa passione che riserviamo ai nostri hobby, ma con una continuità assolutamente inedita nella storia dell’umanità. […] due miliardi e 270 milioni di persone, mittenti e destinatari di messaggi pubblici e privati, che alimentano un gigantesco Leviatano che si nutre di dati”. Sono ben riassunte le controindicazioni sociali: “Instagram diventa lo strumento con cui glorificare la vita ‘perfetta’ attraverso una rappresentazione per immagini, Facebook frammenta le comunità segregando gli ‘amici’ nelle proprie camere e YouTube ci proietta in un flusso ininterrotto di video nutrendosi del nostro stato di veglia. […] questa corsa per l’attenzione costringe gli ideatori dei social media a fare in modo che le interazioni virtuali e le effimere gratificazioni di Like e condivisioni diventino prioritari rispetto alle relazioni vis-à-vis”; inoltre “gli strumenti tecnologici che ci rendono reperibili 24/7 hanno fatto cadere molte delle barriere che tenevano separate la vita pubblica dalla vita privata, il tempo del lavoro dal tempo libero, la nostra professione e i nostri hobby”. Ma se social network e app sono soltanto due tra le numerose tipologie di termiti cronofaghe, e quasi più voraci sono pratiche “serie” come l’home-banking, le trappole sono comunque infinite.

In generale, gli esempi riportati sono tutti legittimi e convincenti. Va detto che, per apprezzare al meglio il volume, è utile entrare subito in sintonia con la presenza di qualche impennata allarmistica dei toni e di alcune affermazioni apodittiche. Se è vero che negli ultimi anni gli schermi retroilluminati stanno danneggiando la qualità del sonno di una considerevole fetta della popolazione benestante, già a pagina 31 Mazzocco ci ricorda, per evocare un passato “migliore”, che “anticamente gli uomini si adattavano al ritmo della natura e, fino alla fine del XVII secolo, la norma era un sonno bifasico, spezzato in due parti”: ma, al di là del fatto che una teoria ancora in definizione è presentata come dato inoppugnabile, può risultare svantaggioso spiegare le peculiarità di derive recenti appellandosi a un generico “peggioramento della vita” intrapreso secoli fa (altro esempio: “[La gentrificazione] ha anche un’altra funzione: quella di dividere e separare la parte maggioritaria della popolazione. Divide et impera, dunque, una strategia politica vecchia come il mondo”). Allo stesso modo, se è vero che “il progresso [è] contraddistinto da una serie di invenzioni ‘luminose’” (dalla lampadina all’iPhone), è meno scontato che queste invenzioni siano state “pensate per […] accorciare il nostro sonno”, ed è più plausibile che certe controindicazioni siano la conseguenza di un uso sconsiderato. D’altronde Mazzocco dichiara fin dall’incipit della prefazione la sua visione pessimistica (“La storia dell’umanità è contraddistinta da un insopprimibile istinto predatorio”), e non ha paura di personificare il male (“Il sogno perverso del capitalismo è un mondo di insonni, un pianeta in costante stato di veglia, popolato da individui pronti per lavorare o per consumare”), demonizzando aziende, enti e potenti, considerando “noi” cittadini, utenti e acquirenti alla pari di vittime inconsapevoli, e riducendo a conflitti di classe le logiche pur disumane della società capitalista o mutamenti complessi come la gentrificazione (“un processo di riappropriazione delle élite che evidenzia come le città siano pensate dai ricchi per i ricchi”).

Ma è proprio grazie a quest’impeto argomentativo se Cronofagia risulta un testo folgorante, capace di raggiungere un pubblico vasto e di convincerlo a migliorare le proprie abitudini. Se per temi e collegamenti può ricordare il più pacato Vita su un pianeta nervoso, in cui Matt Haig preferisce accompagnare il lettore piuttosto che scuoterlo, Cronofagia ha il carattere deciso di una bomba sul comodino, ed è impossibile chiuderlo senza provare un’ansia benevola e il desiderio di emanciparsi da qualsiasi device. I riferimenti e gli spunti sono tanti, diversificati e sempre suggestivi: oltre al già citato I cronofagi, merita menzione 24/7. Il capitalismo all’assalto del sonno di Crary; inoltre, non inquadrandosi in un ambito di indagine specifico, Cronofagia non lesina i riferimenti pop e più accessibili: romanzi come La casa del sonno di Coe o Zero K di De Lillo, serie tv come Black Mirror o film mainstream come In time di Niccol. E se sulla fascetta starebbe bene il noto aforisma di Mujica (“Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli”, non a caso citato), l’intento più profondo, sommerso dall’abbondanza di moniti, sembra quello di invitare il lettore a ritrovare se stesso in termini quasi spiritualistici: “Quanta noia e quanta contemplazione ci sono nelle nostre vite?” ci chiede infatti Mazzocco, esortandoci a rivalutare la noia e a contemplare tutto ciò che non si può comprare né postare, condividere, e così via.