Lettere di risposta

 

In seguito alla pubblicazione della recensione di Alberto Cavaglion ad Antisemita di Valentina Pisanty (Cfr. “L’Indice” 2025, n. 4, disponibile anche online qui), abbiamo ricevuto alcune lettere pubblicate nella seconda pagina del giornale di maggio e giugno 2025.

Di seguito, diamo spazio alle lettere ricevute successivamente:

1)

Gentile Direttore,

raccolgo il Suo invito al confronto sulla recensione di Alberto Cavaglion al volume di Valentina Pisanty apparsa nel numero di aprile de “L’Indice” e Le scrivo in particolare in risposta alla prima delle due lettere pubblicate nel numero di maggio, che mi ha indignato, nel metodo e nel merito.

Nel metodo: una pubblica protesta con 63 firme è uno strumento idoneo per rispondere ad atti o dichiarazioni di un’autorità, politica, religiosa, economica o accademica. Diventa un atto di prepotenza se utilizzata nei confronti di una recensione di uno studioso autorevole ma privo di qualsiasi potere, che non sia quello che deriva dalla sua cultura ed anche dalla sua mitezza ed apertura al dialogo (al riguardo, da ultimo si veda l’articolo di Cavaglion apparso su “Una città” n. 306, dicembre 2024-gennaio 2025). Per questo, tra l’altro, escludo che l’intenzione di Cavaglion fosse quella di “delegittimare chi osa mettere in discussione la propaganda filoisraeliana”, come invece sostiene Amedeo Rossi nella seconda lettera pubblicata.

Nel merito: sulla immane tragedia in corso a Gaza personalmente mi riconosco nelle posizioni di Anna Foa e di Liliana Segre e seguo con interesse il loro civile confronto a distanza di questi giorni, su cui ha scritto molto bene Mattia Feltri su “La Stampa” del 7 maggio. Per questo non comprendo la critica che i firmatari della lettera fanno alla frase di Cavaglion sul fatto che nelle aule magne delle Università “l’ingresso dovrebbe essere consentito a chi si riconosce in questo doppio slogan: Free Palestine from Hamas e Free Israel from Netanyahu”. Se il problema è il divieto di ingresso nelle aule magne è evidente, dalla lettura del testo, che si tratta di un paradosso polemico. Se il problema è lo slogan in sé confesso di non capire, perché si tratta di un obiettivo assolutamente condivisibile.

Tanto le rappresento, con preghiera di pubblicazione,

La ringrazio,

Andrea Frangioni

 

2)

Alla direzione
Ho letto con grande amarezza la risposta del direttore alle lettere, pubblicate con insolita e ingiustificata evidenza, che si lamentavano non tanto dell’ottima recensione di Alberto Cavaglion al libro di Valentina Pisanty, Antisemita, quanto del fatto che le tesi sostenute da Cavaglion non meritassero di essere pubblicate sull'”Indice”. Naturalmente, sui due punti principali sollevati da Cavaglion, l’evidente manifestarsi di un antisemitismo di sinistra sempre più intollerante e la minaccia esistenziale che Hamas e gli stati arabi che lo finanziano rappresenta per lo stato di Israele, nemmeno – non dico una riflessione articolata – un commento. Così come nessuna considerazione sull’uso cinico e irrispettoso del dolore altrui del termine “ostaggio” nel sottotitolo del libro, davvero miserrimo. Per non parlare dell’utilizzo gratuito e inappropriato del termine “genocidio” nella seconda lettera, davvero fuori luogo in un mensile che tanto ha dato alla cultura italiana.
La preoccupazione principale del direttore, invece, è stata di allontanare ogni sospetto di mancato allineamento alle posizioni pro-pal imperanti, a costo di sconfessare pubblicamente uno studioso serio e autorevole che ha dato lustro anche al suo giornale. Non tutti i lettori dell'”Indice” sono per forza schierati sulle posizioni dei firmatari delle lettere e non tenerne conto, oltre che alla verità storica, finirà per nuocere anche all'”Indice”.
Giovanni Antonio Cerutti, Fondazione Achille Marazza Borgomanero

 

3)

Caro Direttore,

in merito alla discussione ospitata in questa rubrica nel numero di maggio vorrei aggiungere qualche considerazione. Mentre sulla guerra in Ucraina l’“Indice” ha preso posizione molto tempestivamente, sul genocidio in corso a Gaza ha taciuto per dieci mesi. Proprio per rompere questo silenzio ho proposto un Segnale a partire dal libro di Rashid Khalidi. La proposta è stata accolta con calore dalla redazione, e il pezzo è uscito sul numero di luglio-agosto 2024. Ma mi ha avvilito leggere, già sul numero di settembre, la frettolosa (e inconsueta) stroncatura del libro di Enzo Traverso (nel frattempo tradotto in inglese, francese, spagnolo e tedesco), che è uno dei primi seri tentativi di inquadrare in un orizzonte storico globale la violenza coloniale israeliana e il diritto palestinese alla resistenza. Sono seguiti altri interventi a senso unico, dalla risposta di Guido Franzinetti al pezzo su Khalidi (ottobre ’24) alla contestata recensione di Cavaglion (aprile ’25), che mi hanno indotto a proporre un nuovo Segnale, questa volta su Il mondo dopo Gaza di Pankaj Mishra. Di fronte al crimine dei crimini, il genocidio, che devasta non solo le sue vittime ma anche i suoi perpetratori, chiudere gli occhi come molti ancora fanno non serve a nessuno. Nonostante il perdurante clima di censura in questi mesi sono usciti in Italia molti libri importanti, come quelli di Francesca Albanese, Roberta De Monticelli, Franco Berardi ‘Bifo’, Ilan Pappé, Maya Wind, Antony Loewenstein, Jean Genet, Raja Sheahadeh, Samah Jabr, Mahmud Darwish, Bassem Khandqui, Atef Abu-Saif, Nathan Thrall, Ibitisam Azem, e diverse raccolte di testimonianze letterarie come Il loro grido è mia voce: poesie per Gaza. Credo che una rivista come l’“Indice”, con le sue recensioni, possa ancora fare molto per alimentare una coscienza critica. Facciamone tante, e facciamole meglio.

Michele Sisto