Tiziana de Rogatis – Elena Ferrante. Parole chiave


Una possibilità in più

recensione di Giulia Zagrebelsky

dal numero di ottobre 2018

Tiziana de Rogatis
ELENA FERRANTE
Parole chiave
pp. 295, € 18
e/o, Roma 2018
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Tiziana de Rogatis - Elena Ferrante. Parole chiavePunto d’arrivo di una stagione di critica accademica italiana e internazionale e punto di partenza per futuri dibattiti e confronti, il saggio Elena Ferrante. Parole chiave di Tiziana de Rogatis, napoletana e docente di Letteratura italiana contemporanea, si pone con forza entro la scia della saga dell’Amica geniale, di cui, a tratti, sembra essere una riscrittura. Non è forse un caso, infatti, che la casa editrice sia la stessa e/o, quella che, fin dall’Amore molesto, ha creduto nella qualità letteraria di Elena Ferrante.
Un chiaro indizio della natura di Elena Ferrante. Parole chiave giunge dalla copertina, che rappresenta frontalmente una bambina scarmigliata dallo sguardo penetrante. I lettori della tetralogia ricorderanno i frontespizi dei quattro volumi, con figure femminili raffigurate di schiena che osservano l’orizzonte. La loro identità, che là era velata, viene qui svelata: la bambina affronta il lettore con la stessa determinazione di cui l’autrice si serve per sciogliere i nodi della poetica ferrantiana.

Con questo testo – “una possibilità in più” secondo Loredana Lipperini a Fahrenheit Radio 3 –, de Rogatis tenta, riuscendoci, di sciogliere le numerose ambiguità dei romanzi di Ferrante, e in particolare dell’Amica geniale che ne ha decretato il successo internazionale. Il risultato, oltre che una sistematizzazione di temi, tendenze, poetica, è anche una guida, e forse un invito, alla lettura dell’autrice italiana che, oggi, più di ogni altra, riesce a raggiungere lettori diversi per provenienza geografica e sociale, per istruzione, età, sesso. L’autrice affronta l’argomento frontalmente: al centro di questo saggio, infatti, c’è lo studio dell’oggetto privilegiato di indagine di Ferrante, quella “dimensione strutturalmente precaria del femminile” che filtra la realtà, la elabora e la ripropone in forma di racconto. Il fil rouge che lega i temi ferrantiani, secondo l’autrice, è il fenomeno della smarginatura. Che non è, com’è ben evidenziato, soltanto quel sentirsi “tirata di qua e di là da impressioni contraddittorie” che colpisce prima Elena, in forma attenuata, e poi, con una violenza difficile da dimenticare, Lila. La smarginatura, infatti, coinvolge forma e contenuto, è materia del romanzo e discorso metaletterario.

De Rogatis si muove, quindi, tra i fondali bassi di Ferrante e ne fa emergere la densità e la complessità. Proprio come i romanzi di cui si occupa, l’esposizione è semplice ma allo stesso tempo precisa e mirata, segno del desiderio di raggiungere un pubblico vasto. De Rogatis accompagna per mano tanto l’appassionato lettore quanto il critico letterario in un percorso lungo e articolato, dal quale non si può che uscire con uno sguardo più consapevole. Abile nel far emergere la qualità letteraria di Elena Ferrante, senza tuttavia scadere in prese di posizione acritiche, l’autrice ne sottolinea la grandezza: “nella quadrilogia l’epos di una nuova soggettività femminile convive con la frammentazione della grande Storia, il feuilleton e il melodramma confliggono con lo sdoppiamento riflessivo del racconto nel racconto, l’ariosa simmetria della struttura è incrinata dall’incongruenza problematica dei personaggi e dei loro destini”. La grandezza di Ferrante si manifesta, anche, nel saper conciliare numerose polarità e tenerle in un equilibrio che sembra sempre sul punto di rompersi. Vi troviamo la dimensione intima e quella sociale, il particolare e l’universale, il locale e il globale, l’inclusione e l’esclusione, il radicamento e lo sradicamento, la forza centripeta e quella centrifuga. E, ancora, de Rogatis individua e scardina i tentativi di mimetizzazione, gli alibi, le ipocrisie, le scuse, i meccanismi psicologici dei personaggi, dei tempi, dei luoghi che Ferrante mette in scena.

Infine, se guardiamo alla struttura interna, questo libro, forse, vuole anche essere una risposta analitica alle numerose critiche che i romanzi di Ferrante hanno ricevuto nel corso del tempo. Con argomentazioni serrate e riscontri testuali, de Rogatis confuta l’idea che si sia in presenza di una narrazione fondata sui più noti cliché, sia circa la sociologia della “napoletanità”, sia circa la natura dei legami che si instaurano tra donne. A quest’ultimo proposito, non si indulge a luoghi comuni. Giustamente si osserva che “il successo della quadrilogia sta anche nell’avere accolto la quota di verità che si nasconde dietro lo stereotipo dell’amicizia femminile imperfetta”. E se sotto il rigore scientifico si scorge un delicato affetto verso l’autrice e il suo immaginario, ecco che, allora, Elena Ferrante. Parole chiave si distingue per quel di più di vita che lo rende un testo appassionante, lucido e generoso. Molto ferrantiano.

giulia.zagrebelsky@gmail.com

G Zagrebelsky è laureata in letteratura italiana contemporanea all’Università di Torino