#LibriInTasca: Damon Young – Filosofia in giardino

Ritrovarsi nel verde

consigliato da Maria Vittoria Vittori

#LibriInTasca è lo Speciale che accompagnerà la vostra estate sul sito dell’Indice. Sarà un compagno di viaggio loquace e mai banale, e si comporrà di tanti consigli di lettura suggeriti da voci diverse e penne più o meno note: libri pensati per viaggiatori in cerca di avventure e tomi poderosi per chi poltrisce sotto l’ombrellone. 

Damon Young
FILOSOFIA IN GIARDINO
traduzione di Marina Vitale, illustrazioni di Mariella Biglino
pp. 192, € 16,00
Iacobelli Editore, Roma 2016

Damon YoungDifficile trovare una lettura più indicata per l’estate di questo bel libro edito da Iacobelli, Filosofia in giardino, del filosofo e scrittore australiano Damon Young. Non un libro di filosofia, come si avverte nell’introduzione, bensì “un ritratto di vite filosofiche” di donne e uomini di cultura che hanno saputo creare un rapporto profondo e misterioso con la natura, e soprattutto con la particolare struttura dei giardini, natura trasformata dall’intervento umano.

L’attenzione dell’autore si concentra sugli aspetti più intimi di tale rapporto, quelli che emergono non solo dai riferimenti contenuti nelle loro opere e nelle lettere private, ma anche e soprattutto dalle sedimentazioni e dalle significative trasformazioni venutesi a creare all’interno del loro temperamento umano e artistico. Ad esempio, per quanto riguarda Jane Austen non importa solo cogliere, nelle lettere, i numerosi amorevoli riferimenti al giardino della sua casa o focalizzare l’attenzione sul modo concentrato e intenso con cui l’eroina di Orgoglio e pregiudizio guarda il magnifico parco di Pemberley, dimora di Mr. Darcy. Abilmente l’autore riesce a farci percepire come quelle qualità necessarie a prendersi cura di un giardino – laboriosità quotidiana, estrema attenzione ai particolari, e la fantasia necessaria a immaginare il prodotto di tanta fatica – possano valere come contrassegni del modus operandi e dello stile della scrittrice. In modo analogo, quei tre bonsai che sembrano vigilare sulla camera di Proust, sono non soltanto un acquisto alla moda, o l’omaggio all’arte giapponese che in quegli anni stava colonizzando la cultura francese, dalla pittura all’abbigliamento, quanto piuttosto una sorta di sigla vegetale dell’arte proustiana. Cos’è infatti il bonsai se non una perfetta miniaturizzazione? È nei dettagli che lo scrittore Proust scava per comporre un’architettura di smisurate ambizioni, nientemeno che il recupero del tempo passato. Una foresta immensa, imperscrutabile prende forma attraverso la raffinata geometria di una piccola tazza da tè.

Nella sua radicale antitesi, il rapporto che Jean Paul Sartre e Colette intrattenevano con la natura, ci dice molto sia del loro carattere che del loro approccio alle cose del mondo. Se il filosofo, attraverso Roquentin, protagonista del suo più celebre romanzo, riconduce la primitiva sensazione di un troppo pieno che genera nausea alla vista di un castagno pullulante di microorganismi, per la scrittrice, al contrario, è questa vitalità presente nei più piccoli elementi della natura – alberi, piante e fiori – a fungere da garanzia di una sicura felicità rintracciabile sempre, in ogni tempo e in ogni luogo. Il suggestivo itinerario delineato da Young ci conduce, ancora, tra i meli di Monk’s House, dimora dei coniugi Woolf, tra gli orti e i boschi di Sorrento scenario della meditazione di Nietzsche, le piante balsamiche di Rousseau, i minuscoli mazzetti profumati che Emily Dickinson, volutamente confinata nella tenuta di famiglia, spediva come messaggeri di se stessa alle persone care.

Accresce il fascino di questo itinerario la particolare qualità della scrittura di Young (nella bella traduzione di Marina Vitale) che sa essere al tempo stesso riflessiva e leggera.

Maria Vittoria Vittori

MV Vittori è  insegnante e saggista

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