#LibriInTasca: Luciano Funetta – Dalle rovine

Quando il lettore è sotto assedio

consigliato da Sebastiano Iannizzotto

#LibrinTasca è lo Speciale sul sito dell’Indice che accompagnerà la vostra estate.
Sarà un compagno di viaggio loquace e mai banale, e si comporrà di tanti consigli di lettura suggeriti da voci diverse e penne più o meno note: libri pensati per viaggiatori in cerca di avventure e tomi poderosi per chi poltrisce sotto l’ombrellone.
 

Luciano Funetta
DALLE ROVINE
pp. 184, € 9.90
Tunuè, Latina 2015

Luciano Funetta - Dalle rovineIn un mondo ideale in cui forma e contenuto coincidessero, Dalle rovine non sarebbe stato scritto con l’inchiostro. I sogni di Rivera sarebbero stati raccontati con parole tracciate sulle pagine con un misto di sangue e sperma dopo un baccanale per celebrare la fine dell’umanità.
Dalle rovine è una discesa nel luogo più oscuro dell’animo umano, un luogo popolato da fantasmi e paure. Ad accompagnarci in questo viaggio terribile è Rivera, un personaggio magico che tramite l’isolamento ha raggiunto un’innocenza animale. Rivera è un messia che, pagina dopo pagina, ci conduce sulla soglia dell’abisso e, attraverso il suo sguardo, ci fa guardare negli occhi l’orrore. La porta d’accesso a quest’orrore è il porno, inteso come forma artistica sotterranea che, forse proprio per questo, è l’unica che può cancellare il confine che separa eros da thanatos. L’unica che può mostrare all’essere umano la sua vera natura.
Il romanzo d’esordio di Luciano Funetta emana l’odore, dolciastro e nauseabondo, allettante e ributtante, della morte: una presenza costante che ghermisce tutti i personaggi, un incubo che affonda i suoi artigli senza storia nella carne dei produttori Jack Birmania e Klaus Traum e dello scrittore allucinato Alexandre Tapia, fino a raggiungere quella del lettore.

Il più giovane erede di una discendenza sporca

I genitori di Dalle rovine sono Bolaño e Kafka (il primo citato implicitamente – a un certo punto Tapia dice che quello scrittore che diceva che la sua patria è la sua lingua si sbagliava -, il secondo citato in modo esplicito, sempre per bocca di Tapia: «Kafka, il vostro kafka, era malato ma sapeva quello che faceva»), lo zio è Rulfo (Fortezza è una versione aggiornata di Comala), i nonni sono Poe e Conrad, Céline e Faulkner: Funetta è l’erede di una discendenza che si è sporcata le mani con la violenza, che ha guardato negli occhi l’orrore, che ha prestato la voce ai nostri incubi e ai nostri terrori.

L’impressione che si ha leggendo Dalle rovine è quella dell’avvicinamento a un mistero: è come lacerarsi la carne, rovistarsi nelle viscere e rimestare in un fondo oscuro e torbido che è dentro ognuno di noi. Il mistero, però, non si svela del tutto: è una continua approssimazione, un lento avvicinamento inesorabile a una verità che non si rivela se non con la morte.
Funetta decide di sfidare Bolaño («una battaglia persa che però va intrapresa», come ha dichiarato lui stesso in un’intervista), adottando una scrittura ricorsiva che grazie all’epanortosi riesce a coniugare gli opposti, a essere lucida e allucinata, creando un’atmosfera in cui il reale è assediato dalla dimensione onirica: il sogno e l’incubo premono sulle percezioni di Rivera e forzano i limiti della realtà. Tutto ciò contribuisce a far sentire il lettore sotto assedio: le frasi di Funetta si muovono con un moto circolare, sono le spire di un serpente, sensuali e letali, che si stringono irrimediabilmente fino al soffocamento. E così arriviamo anche all’altra peculiarità di Dalle rovine: a portare l’assedio è un «noi» senza volto, una pletora di fantasmi che segue Rivera e ne racconta le vicende, mille occhi che osservano senza essere visti. Una moltitudine che spia da dietro le finestre cieche di Fortezza, città senza centro, sterminata periferia che ha fagocitato le metropoli occidentali. La folla, però, esige un sacrificio: l’unica possibilità è un ritorno all’esercizio della violenza, mostro abominevole negato e tenuto per troppo tempo ai margini della società e dell’arte.

sebastiano.iannizzott8@gmail.com

S Iannizzotto è digital strategist @dieci04

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