Stefania Prandi – Le conseguenze

Gli orfani speciali crescono molto più in fretta

di Marta Mantione

Stefania Prandi
Le conseguenze
I femminicidi e lo sguardo di chi resta
prefaz. di Chiara Cretella, postfaz. di Patrizia Romito,
pp. 117, € 15,
Settenove, Cagli PU 2020

Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta - Stefania Prandi -  Libro - Settenove - Lo scellino | IBSCon questo libro Stefania Prandi affronta con competenza e lucidità una tematica lasciata ai margini del discorso pubblico sulla violenza di genere: le conseguenze su “chi resta”. “La solitudine, l’abbandono e l’ingiustizia che segnano le famiglie delle donne uccise da un uomo” per richiamare le parole utilizzate da Patrizia Romito nella Postfazione.  La metodologia utilizzata per portare l’attenzione su un tema così complesso e delicato è quello della ricerca sociale di tipo qualitativo e, in particolare, dell’intervista. L’autrice infatti, raccoglie – tra il 2016 ed il 2019 – una decina di testimonianze di figli e figlie, genitori, fratelli e sorelle di donne vittime di femminicidio per mano del proprio partner. Tutte le storie raccontate nel libro sono collegate da un filo rosso fatto di ingiustizie, umiliazioni mediatiche, accuse nei tribunali e difficoltà economiche. Ma non solo, tutte e tutti, le madri, i padri, i figli, fratelli e sorelle intraprendono oggi battaglie quotidiane: c’è chi scrive libri, organizza incontri nelle scuole, lancia petizioni, raccoglie fondi; e ciò al fine non tanto (o comunque non soltanto) di raccontare la propria esperienza, ma – piuttosto – di far emergere le ragioni culturali della violenza di genere, fenomeno strutturato, culturalmente connotato e basato sulla relazione di potere, che ancora oggi vede prevalere l’uomo sulla donna. L’analisi dell’argomento per il tramite della “voce” di chi in prima persona ha vissuto e sta vivendo tale esperienza fa emergere chiaramente la gravità e la centralità della questione. L’anzidetta metodologia ha rappresentato una sfida per la stessa autrice. Stefania Prandi, invero, ammette che la difficoltà maggiore è stata proprio trovare chi volesse farsi intervistare. E ciò a causa della diffidenza verso la categoria dei giornalisti, dovuta al modo in cui spesso gli argomenti sono stati trattati, facendo emergere dettagli e temi che poco c’entrano con i fatti, ma che incitano la morbosa volontà del sapere, “tipica di certa pornografia del dolore della nostra società”, per usare le parole di Chiara Cretella nella Prefazione. Tale modus viene fatto rientrare nell’ampio concetto di “vittimizzazione secondaria”, noto – più in generale – come l’atteggiamento di “colpevolizzazione della vittima” posto in essere, spesso, anche da soggetti istituzionali. Tanti sono i temi trattati dall’autrice per il tramite delle parole delle intervistate e degli intervistati: le difficoltà economiche delle famiglie a causa dell’assenza di supporto da parte dello stato, i risarcimenti non liquidati, la sproporzionalità delle pene, l’invisibilità degli orfani cosiddetti “speciali” (a coniare la definizione è stata Anna Costanza Baldry, criminologa e docente di psicologia sociale e giuridica all’Università Luigi Vanvitelli di Napoli) e le accuse rivolte alla stessa vittima nel corso dell’iter processuale, al fine di, in qualche modo, “giustificare” l’azione dell’uomo.

Colpisce la storia di Giacomo (il nome è di fantasia), che oggi ha ventun anni, anche se, per usare le sue parole “gli ‘orfani speciali’, cioè i figli di madri uccisi dai propri padri, crescono molto più in fretta degli altri”. Giacomo, al compimento dei diciotto anni, ha cambiato il cognome con quello materno e oggi l’impegno sociale, a cui si faceva poc’anzi riferimento, consiste nell’andare ai presidi e alle fiaccolate contro la violenza sulle donne e parlare nelle scuole per sensibilizzare studenti e studentesse. La storia di Giacomo permette di richiamare l’attenzione sul tema degli orfani di femminicidio, di cui si è molto sentito parlare qualche anno fa, quando è stata approvata la L. 11 febbraio 2018, n. 4 (al momento unica in Europa), ispirata e promossa da Anna Costanza Baldry. Il provvedimento riconosce tutele processuali ed economiche ai figli minorenni e maggiorenni non economicamente autosufficienti della vittima di un omicidio commesso dal coniuge, o altra parte di unione civile ovvero ancora da una persona che è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza con la vittima. A titolo esemplificativo: accesso al gratuito patrocinio, assistenza medico-psicologica, sospensione per l’omicida della pensione di reversibilità e del diritto all’eredità. Sul fronte economico: diritto a 300 euro al mese come rimborso per le spese sanitarie, borse di studio, sgravi fiscali per chi assume, orientamento e avviamento al lavoro. Tuttavia, come ribadito anche da Patrizia Romito nella Postfazione, ad oggi la disposizione non è stata ancora concretamente attuata, essenzialmente perché i fondi stentano a giungere concretamente alle persone interessate.

Il lavoro di Prandi ha dunque il merito di “nominare”, conferendo dignità, le storie narrate e, di conseguenza, di porre il riflettore su di un tema poco affrontato anche da chi quotidianamente, con competenza e impegno, si occupa di violenza di genere.

marta.mantione@unito.it

M. Mantione è dottoranda in diritto, persona e mercato all’Univertà di Torino