Alberto Cadioli – Letterati editori

L’intellettuale all’opera

recensione di Massimo Castiglioni

dal numero di ottobre 2017

Alberto Cadioli
LETTERATI EDITORI
Attività editoriale e modelli letterari nel Novecento
pp. 382, € 21
il Saggiatore, Milano 2017

Alberto Cadioli - Letterati editoriStudiare la letteratura non significa soltanto prestare attenzione agli autori e alle loro opere: un’occhiata agli spazi deputati alla pubblicazione e alla trasmissione dei testi è necessaria se si vogliono capire o approfondire alcuni aspetti del contesto letterario. E se oggetto di osservazione è il Novecento, allora non si può prescindere da un esame di ciò che è stata l’editoria italiana, di come è cambiata nel tempo e di quali progetti si è fatta portatrice nel corso del secolo. Molti dei personaggi che si sono imposti nel panorama novecentesco svolgevano ruoli fondamentali all’interno dell’editoria, e attraverso il loro lavoro hanno cercato di definire una particolare idea di letteratura, fedele ai propri modelli (pur dovendo sempre fare i conti col mercato e con i vertici industriali).
Per orientarsi in questo ambito, e per dialogare con alcuni dei casi più interessanti del XX secolo, ci viene in aiuto il prezioso Letterati editori di Alberto Cadioli, la cui terza edizione è stata recentemente pubblicata dal Saggiatore. Cadioli riprende un discorso iniziato molti anni fa (la prima edizione è datata 1995) non limitandosi a una revisione del testo o a un banale aggiornamento bibliografico. Se, infatti, il primo Letterati editori poneva l’accento sul ruolo degli intellettuali all’interno dei meccanismi produttivi (facendo emergere le tendenze culturali di alcuni, magari in opposizione a quelle di altri), e la ripresa del 2003 approfondiva alcuni aspetti sottolineando l’importanza di uno sguardo critico e filologico nei confronti delle modifiche redazionali imposte ai testi, l’edizione 2017 va verso la proposta di un nuovo punto di vista sul letterato editore. Non si tratta più di guardare solo al vincolo esistente tra uomini di cultura e case editrici, ma anche “di indagare l’attività editoriale di alcuni letterati, specificamente scrittori, nella consapevolezza che, per questa via, emergano linee culturali e letterarie con le quali sia possibile conoscere meglio, da un punto di vista storico e critico, momenti e figure della letteratura italiana del XX secolo” (così nell’introduzione). Da una posizione che guardava al dibattito sull’editoria al suggerimento di una metodologia che dia gli spunti per nuovi sguardi critici.

Papini, Prezzolini e gli altri

L’organizzazione del libro rimane sostanzialmente invariata, pur con alcuni cambiamenti: è mantenuto l’ordine cronologico dei capitoli ma sono arricchite le parti su Luigi Rusca e Italo Calvino, vengono introdotte due nuove sezioni dedicate rispettivamente a Elio Vittorini e Vittorio Sereni ed è stato rimosso l’ultimo capitolo dei volumi precedenti, La fine del letterato editore. Si comincia con Papini e Prezzolini e si termina con Calvino.
Nell’analizzare le varie situazioni, Cadioli non dimentica di considerare le necessità materiali delle imprese editoriali e dei singoli individui. Così Papini e Prezzolini, all’alba del secolo, avrebbero voluto vivere del solo lavoro intellettuale ma dovevano trovare un modo per avere un guadagno stabile. E se il secondo aveva a disposizione il patrimonio familiare, l’altro era costretto a sacrificare parte del tempo per lavorare. Qualunque giovane umanista, non potendo vivere esclusivamente dei propri interessi (a meno che non fosse benestante), doveva ripiegare sulla scuola o sul giornalismo; una circostanza non troppo lontana da quella presente, con la differenza che insegnamento e giornalismo, ormai, più che un facile ripiego sono strade tremendamente ardue. L’industria editoriale sembra essere il terreno più idoneo per non snaturarsi e per sviluppare una propria linea di pensiero: da qui nasce una rivista come “La Voce”, tra le esperienze più rilevanti del periodo.

La necessità di svecchiare la dimensione culturale presente con nuove proposte corre parallela alla consapevolezza che, in un mondo sempre più dominato dalle logiche del mercato, l’editoria deve confrontarsi con nuove condizioni e con un pubblico che sta cambiando forma. “Solaria” prima e “Letteratura” poi (negli anni che vanno dal fascismo al secondo dopoguerra inoltrato), sia tra le pagine delle riviste sia nelle proprie edizioni, manifestano un atteggiamento di riflessione sulla letteratura e di scoperta di nuovi percorsi che possano rilanciare l’Italia a livello europeo, mettendo da parte la ricerca di un pubblico ampio. Solo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale “Letteratura” presenterà una collana popolare rivolta alle classi meno preparate. Ancor più radicale è l’offerta della Biblioteca Universale Rizzoli ideata da Luigi Rusca: l’idea è quella di fornire un vasto orizzonte ai ceti meno abbienti pubblicando libri classici a prezzi ridottissimi (che a dir la verità impongono anche modesti emolumenti ai traduttori e ai curatori dei volumi). Sarà una delle grandi rivoluzioni editoriali del Novecento. Non è la prima collana di letteratura universale della storia d’Italia, ma per l’impatto che ha avuto è sicuramente quella di maggior successo. Improvvisamente i libri arrivano nelle case di persone che non avevano mai potuto accostarsi alla letteratura.

Elio Vittorini e Italo Calvino

Al di là dell’apertura a un pubblico diverso e più grande rispetto al passato, anche all’interno dei meccanismi editoriali si assiste a notevoli cambiamenti. Una persona che più di altre segna il passaggio dall’intellettuale primonovecentesco, ancorato a collaborazioni con case editrici, al letterato inserito in un contesto di responsabilità, da cui può programmare una nuova offerta editoriale, è Elio Vittorini. Sue le partecipazioni ai lavori di alcune importanti case editrici e la direzione di collane come “Corona” per Bompiani o l’einaudiana “I gettoni”, suo il desiderio di cercare un numero sempre maggiore di lettori e di farsi portatore di un nuovo tipo di ricerca letteraria (con correzioni di testi e frequenti dialoghi con gli autori in procinto di essere pubblicati). E come lui anche altri, perseguendo obiettivi diversi e partendo da prospettive differenti, hanno cercato di imporre una determinata linea da seguire.
Calvino (che nella Einaudi iniziò a lavorare negli anni cinquanta presso l’ufficio stampa per poi svolgere, nella stessa azienda, molte altre mansioni) trova nel lavoro editoriale un terreno su cui esercitare la sua militanza intellettuale di pari passo agli impegni saggistici. Dall’inizio degli anni settanta fino alla morte è al timone della collana “Centopagine”, dove ha l’opportunità di presentare un suo canone di testi accomunati dalla relativa stringatezza: sono romanzi brevi o racconti lunghi dei massimi autori della letteratura occidentale, con una netta preferenza accordata all’Ottocento e qualche rapido sguardo agli altri secoli, arretrando fino al XVII.

Una via che permette sia di esplorare autori notissimi da una prospettiva diversa e meno ovvia rispetto a quella delle opere monumentali, sia di recuperare alcuni lavori di cui si era perduta traccia o a cui non era stata prestata la dovuta attenzione (il primo titolo è Fosca di Iginio Ugo Tarchetti).
Sono solo alcuni esempi di un panorama vastissimo, denso di sorprese, contraddizioni e scelte (talvolta felici, talvolta dolorose) compiute nella fedeltà a una precisa idea di mondo e di cultura. I letterati editori studiati da Cadioli non si sono limitati a dare il via libera alla stampa dei libri; col loro impegno hanno tracciato alcune delle strade più interessanti percorse dalla letteratura del Novecento.

massimo1812@gmail.com

M Castiglioni è critico letterario