Rivista Tradurre, dal web alla carta stampata

Riflessioni non volatili sul lavoro editoriale

di Edoardo Esposito

dal numero di giugno 2017

Da qualche anno – dal 2011, per la precisione – è attiva sul web una testata, rivistatradurre.it, specificamente dedicata ai problemi e alle vicende della traduzione editoriale, ai libri che di traduzione parlano e che, tradotti, hanno per la prima volta la possibilità di “parlarci”. Ed è una rivista che è riuscita a imporsi all’attenzione e ad aumentare giorno dopo giorno il numero dei suoi adepti e “visitatori”, grazie alla varietà e alla qualità dei suoi contributi, alla puntualità con cui ha saputo affrontare e riprendere – ora con una recensione, ora con un’intervista, ora con attente pagine di studio – temi e dibattito di una problematica che sappiamo quanto ricca e attuale.

Petrillo - Tradurre Pratiche Teorie StrumentiGianfranco Petrillo, che la dirige, ne presenta ora per i tipi di Zanichelli un’antologia (Tradurre. Pratiche, teorie, strumenti. Un’antologia della rivista, 2011-2014, pp. 376, € 24) che vorrebbe “prolungarne” la vitalità e conservarne un’immagine che, per quanto parziale, possa fare da contraltare alla “volatilità” del web, o piuttosto istituire un circolo virtuoso tra la carte e l’etere, la biblioteca rimandando alla rete e quest’ultima conservando la mole dei dati che il libro non potrebbe.

L’ipotesi può rivelarsi proficua, e anzitutto garantisce una nuova possibilità di fruizione non solo ai testi antologizzati, ma a tutto ciò che la rivista ha pubblicato e che torna almeno virtualmente a essere proposto (peccato manchi, in questo senso, un indice completo degli interventi online). Si attinge, per queste pagine, alle sezioni che costituiscono l’asse portante della rivista (Pratiche, Teorie, Studi e ricerche) e che meno dovrebbero essere soggette a “deperibilità”: una scelta in qualche modo obbligata, che purtroppo non rende giustizia alla vivacità con cui altre rubriche, e segnatamente Strumenti con le sue recensioni, accompagnano lo svolgersi dell’attività letteraria e testimoniano di quanto di più interessante si va via via producendo sul fronte delle traduzioni e della cosiddetta traduttologia.

Ricordiamo, in questo senso, e proprio fra le recensioni, quella di Petrillo al volume di Christopher Rundle Publishing Translations in Fascist Italy (n. 0, primavera 2011) o quella di Aurelia Martelli alle Lezioni sulla traduzione di Franco Fortini (n. 11, autunno 2016), ma anche l’attenzione dedicata a importanti convegni come quello sul grande slavista Renato Poggioli (n. 3, autunno 2012).

Non mancano pagine nemmeno qui – come è il caso delle interviste di Paola Mazzarelli a Maurizia Balmelli e di Giulia Baselica a Claudia Zonghetti – che appunto a scelte e momenti di questo dibattito (entrambe erano comparse nel 2011) ci riportano, o che ci tuffano nella concretezza di questioni mai definitivamente risolte, come l’articolo di Enrico Terrinoni Per un Ulisse democratico (n. 3, autunno 2012), che entra nel merito, anche attraverso interessanti esempi, delle scelte compiute per la traduzione del capolavoro di Joyce: opera emblematica del carattere potenzialmente “infinito” che una traduzione – e non certo solo questa – porta con sé.

Proprio in questi casi si constata, però, quanto possa essere e sia di fatto diverso il linguaggio e l’impatto di ciò che è costruito per rispondere alle esigenze dell’attualità e di ciò che invece è stato pensato per durare: per durare, almeno, al di là del rapido svolgersi degli eventi e delle impressioni, e per tentare di fondare su più solide basi le nostre ulteriori riflessioni. Se, infatti, è importante e anzi decisivo che una rivista si faccia portavoce del dibattito corrente, e che vi intervenga con la prontezza e persino l’emotività da cui un dibattito può essere segnato, rileggere queste cose a distanza non garantisce affatto la stessa adesione, proprio perché troppe cose del contesto sono intanto cambiate. E nonostante il rammarico che esprimevo prima, penso perciò che meglio valgano a qualificare questa antologia le pagine degli Studi e ricerche che troviamo dedicate alle traduzioni dal russo fra Otto e Novecento (Giulia Baselica), alla traduzione scientifica (Giulia Boringhieri), a Madame Bovary (Anna Battaglia) o a traduttori come Barbara Allason e Anita Rho (Petrillo) o Gian Dàuli (Mario Marchetti). Sono studi spesso innovativi, o che riportano all’attenzione figure e problemi che meritano, anche nella loro storia, di essere ripensati; tutti ci segnalano l’importante contributo che rivistatradurre.it ha fornito in questi anni, e che continua a fornire: sull’ultimo numero, autunno 2016, si segnalano in proposito gli articoli di Stefano Ondelli La mimesi dell’italiano giovanile tra invenzione e traduzione e quello  di Ernesto Ferrero Il più longevo, prolifico e poliedrico traduttore dell’Einaudi, dedicato a Daniele Ponchiroli.

edoardo.esposito@unimi.it

E Esposito insegna letterature comparate all’Università di Milano