Audre Lorde – Grassa, povera e nera

Nei crogioli della differenza

di Silvia Nugara

dal numero di giugno 2015

Audre Lorde - Sorella OutsiderLa figura di Audre Lorde (New York, 1934 – St. Croix, 1992) sta attraversando un momento di intensa riscoperta nel nostro paese. L’autrice di origini caraibiche è nota internazionalmente come poeta e come militante femminista, ed è oggi finalmente possibile leggere anche in Italia alcune delle sue più importanti opere in versi e in prosa. Da un lato, benché il corpus poetico di Lorde rimanga per lo più inedito nella nostra lingua, il numero di giugno 2015 della rivista «Poesia» rimedia in parte a questa mancanza con la pubblicazione di una scelta di sue liriche tradotte dal gruppo Wit (Women in Translation). Dall’altro, nel 2014 sono uscite sia la miscellanea di scritti politici tradotti da Margherita Giacobino e Marta Gianello Guida con il titolo Sorella Outsider (Il Dito e La Luna) sia l’autobiografia Zami. Così riscrivo il mio nome (Ets) tradotta da Grazia Dicanio e curata da Liana Borghi.
La pubblicazione di Sorella Outsider è nata grazie a un finanziamento collettivo iniziato nell’ambito del Circolo Lgbtq Maurice di Torino e che ha poi coinvolto diverse città. Il libro riunisce i testi che l’autrice aveva pubblicato nei volumi The Cancer Journals (1980), Sister Outsider (1984) e A Burst of Light (1988). Si tratta di articoli, interviste e stralci di diario che restituiscono l’impegno politico di Lorde contro il razzismo, il sessismo e l’omofobia, articolando etica e poetica, dimensione soggettiva e collettiva, così che anche l’esperienza del cancro diventa occasione di riflessione e lotta contro le norme che regolano la vita e la morte degli esseri umani a seconda della razza, del sesso o della classe sociale di appartenenza.

Una bio-mitografia

Zami è invece uscito nella collana di intercultura di genere «àltera» diretta per i tipi delle pisane edizioni Ets da Marco Pustianaz e Liana Borghi, autrice dell’introduzione e di una cronologia finale in cui le tappe della biografia di Lorde procedono in parallelo con lo sviluppo della storia politica, culturale e intellettuale degli Stati Uniti. Tale racconto autobiografico, redatto tra il 1979 e il 1982, copre i primi ventitré anni della vita di Lorde nella forma di una bio-mitografia, ovvero di un romanzo di formazione in cui la memoria storica e quella personale cedono progressivamente il passo alla trasfigurazione mitica delle esperienze e degli incontri dell’autrice. Nel testo, il linguaggio è allo stesso tempo simbolo e strumento della metamorfosi di Audrey (che appena imparato a scrivere decise di eliminare dal suo nome la y finale) in Zami, parola con cui nell’isoletta caraibica di Carriacou si chiamano le donne che lavorano insieme come amiche e amanti. Zami è infatti un viaggio iniziatico alla scoperta del potere creativo della parola così come dell’affettività e dell’erotismo tra donne, un viaggio accompagnato da figure femminili reali o allegoriche, crudeli, amorose o ambivalenti: la madre, le sorelle, le amiche, le amanti, le suore, le mammane, una bibliotecaria, le colleghe di lavoro, le compagne di viaggio e di lotta.

Audre Lorde

Audre Lorde

A queste due uscite librarie recenti va riconosciuto il merito di aver rivelato un interesse per il pensiero politico di Lorde che in Italia andava costruendosi da tempo grazie all’attività di alcune passeuses quali le stesse Borghi e Giacobino ma anche come Rosanna Fiocchetto, che ha firmato saggi e brevi traduzioni di scritti dell’autrice (tra cui l’articolo Usi dell’erotico: l’erotico come potere, Edizioni del Cli, 1989). Già nel 2006, a Bologna, il gruppo Fuoricampo aveva organizzato un convegno internazionale intitolato Il valore della differenza. L’attualità del pensiero di Audre Lorde a cui avevano partecipato anche le registe Jennifer Abod, che nel 2003 aveva girato The Edge of Each Other’s Battle: The Vision of Audre Lorde, e Dagmar Schultz che poi nel 2012 ha presentato al Festival del cinema di Berlino il documentario Audre Lorde. The Berlin Years 1984 to 1992.

Audre Lorde - The Berlin YearsL’immagine filmata, che lascia apprezzare la presenza fisica e l’eloquenza di Lorde, ha avuto un ruolo importante nel trasmettere la forza della sua figura. Difatti, nell’«Introduzione» di Sorella Outsider, Giacobino attribuisce al film di Schultz, da cui sono tratte le foto che illustrano il libro, la spinta a concretizzare un progetto di pubblicazione il cui proposito è quello di dare continuità nell’oggi al pensiero e all’azione di un’autrice che «voleva che le sue parole fossero usate dal maggior numero possibile di persone, non solo le donne Nere, non solo le lesbiche, ma tutte e tutti quelli che si sanno, per un verso o per l’altro, differenti, outsider, quelli che fanno parte di una o più di quelle tante minoranze che compongono la stragrande maggioranza degli esseri umani, e sono quindi minacciati dalla deumanizzazione attuata da un sistema orientato al profitto anziché a soddisfare i nostri bisogni».
L’impresa traduttiva di Zami e di Sorella Outsider ha svolto anche un ruolo catalizzatore per iniziative di diffusione e confronto collettivo sull’eredità di Lorde: basti citare la giornata di dibattito Audre Lorde: strumenti per l’oggi tenutasi al Giardino dei Ciliegi di Firenze il 21 febbraio 2015, il Festival delle donne e dei saperi di genere (Bari, 3-20 marzo 2015) che ha costruito il suo programma «nel segno di Audre Lorde», nonché la lettura radiofonica di Zami a cura del collettivo romano Mfla per le frequenze di radio Onda rossa.

Si lotta per sopravvivenza

In una congiuntura storica in cui lo scontro razziale infiamma ancora le città degli Stati Uniti (e non solo), si rivela in tutta la sua evidenza l’attualità di una pensatrice che sapeva per esperienza quanto lottare per affermare il diritto di ogni essere umano a incarnare la differenza non sia una questione di principio ma di sopravvivenza. Nata nel quartiere newyorkese di Harlem da una famiglia originaria dell’isola di Grenada, Audre cresce ipovedente, mancina, grassa, povera e Nera (che lei scriveva con la maiuscola) nel disprezzo di un’america (con la minuscola) profondamente razzista, tra gli sguardi d’odio delle signore bianche nella metro, gli sputi dei passanti per strada e la crudeltà segregazionista delle religiose nella scuola cattolica. All’onnipresente violenza sociale si somma quella in famiglia, esercitata in particolare da una madre che riteneva di fortificare la figlia tramite un’educazione a base di botte e rigore: «La mia insegnante di prima elementare si chiamava Suor Mary del Perpetuo Soccorso, ed era una disciplinatrice di prim’ordine, proprio come piaceva a mia madre. Una settimana dopo che avevo iniziato la scuola, mandò una nota a casa per mia madre dove le chiedeva di non vestirmi con troppi strati perché altrimenti non avrei sentito la cinghia sul mio didietro quando venivo punita» (Zami).

Passeggiare per Harlem - quartiere nero di New York

Ad Harlem, quartiere nero di New York

La madre, nera che passava per bianca e le ingiungeva continuamente di diffidare dai bianchi, è origine e regina di tutti i conflitti identitari che attraversano Lorde: «Fin dalla mia primissima età, mia madre mi ha insegnato a sopravvivere con il suo esempio. I suoi silenzi mi hanno insegnato anche l’isolamento, il furore, la diffidenza, il rifiuto di sé, e la tristezza. La mia sopravvivenza dipende dall’imparare a usare le armi che lei mi ha dato, e anche dal combattere contro quelle cose senza nome dentro di me. E la sopravvivenza è il più grande regalo dell’amore. A volte, per le madri Nere, è l’unico regalo possibile, non c’è tempo per la tenerezza. Mia madre mi ha messa al mondo come se incidesse nel marmo un messaggio di rabbia» (Sorella Outsider). Da bambina, Audre non sa dare un nome alla violenza che pure condiziona tutta la sua vita, perché i genitori credono nel silenzio come migliore strategia di sopravvivenza. Zami narra invece come proprio la parola e la poesia «intesa come un distillato rivelatore d’esperienza» (Sorella Outsider) le abbiano consentito di comprendere i molteplici conflitti politici, personali e famigliari che la segnavano e di lottare contro l’esclusione e l’auto-esclusione sociale.

Nel saggio La trasformazione del silenzio in linguaggio e azione, scritto nel 1977 dopo la prima diagnosi di tumore, Lorde invita a dare un senso alle nostre esistenze precarie rifuggendo il silenzio e ricercando piuttosto «le parole più adatte a dire un mondo in cui tutte crediamo, a costruire un ponte sulle nostre differenze» (Sorella Outsider).
Osservando l’intreccio complesso di aspetti diversi del sé, questa poeta «forgiata nei crogioli della differenza» (Sorella Outsider) ha dato forma a una riflessione sull’alterità e il conflitto come dimensione costitutiva dell’essere e della relazione. Con il suo lavoro in seno al Combahee River Collective di Boston ha inoltre compiuto un passaggio epistemologico fondamentale dal concetto spesso politicamente ambiguo di «differenza» a quello più complesso di «differenze» che ha permesso di analizzare l’effetto simultaneo di razza, classe, sesso, genere e sessualità nelle dinamiche di soggettivazione e assoggettamento aprendo la strada a quella che Kimberlé Crenshaw ha poi denominato teoria dell’intersezionalità. Con una scrittura in cui il vissuto e l’elaborazione teorica si corroborano a vicenda, Audre Lorde ha saputo superare quelle frontiere tra mente e corpo, tra sentire e pensare, tra dimensione pubblica e dimensione privata oltre le quali anche le emozioni più intime possono ­assumere un valore politico.

silvia.nugara@unito.it

S Nugara è dottore di ricerca in scienze del linguaggio e specialista in studi di genere