Annalena McAfee – Belladonna

recensione di Camilla Valletti

Annalena McAfee
Belladonna
ed. orig. 2020, trad. it. di Daniele Petruccioli

pp. 251, € 19.50
Einaudi, Torino 2021

Non è un peccato essere la moglie di un grandissimo scrittore, e voler scrivere a propria volta. Di casi ne contiamo moltissimo, dalla moglie di Safran Foer a quella di Paul Auster. Certo non è facile spogliarsi di una carta d’identità così segnata, soprattutto quando tuo marito è Ian McEwan. Non a caso, l’esordio di Annalena McAfee nel cosiddetto romanzo per adulti contiene segnali che illuminano il lettore su quello che dev’essere stato uno scambio intellettuale fecondo all’interno della coppia. Londra, il gusto per la ricostruzione d’ambiente, sentimenti forti e calpestati, la rivalsa, la passione che germina come una pianta estranea: tutto architettato secondo una forma smagliante, dentro a una macchina narrativa quasi perfetta. Ecco, a ben vedere, Belladonna è senz’altro un romanzo nato anche dalla collaborazione con McEwan, di cui si sente dunque la mano esperta.

Belladonna - Annalena McAfee - Libro - Einaudi - Supercoralli | IBSRomanzo anche di trama, conduce il lettore lungo la dolorosa wander di Eve, sessantenne artista affermata, attraverso una Londra notturna, puzzolente, fredda, nei giorni vicini a Natale. Perché Eve è finita a girovagare senza darsi una meta, cosa l’ha portata a quel punto? Il romanzo riannoda la matassa fino all’adolescenza di Eve, ragazza povera che tenta di trovare nell’accademia un riscatto rispetto ai suoi scarsi strumenti. E poi ci trasporta a New York negli anni del punk più trasgressivo, vissuti da Eve al massimo della disinvoltura, sessuale e artistica. L’incontro con il diabolico Florian Kis, molto più anziano di lei, sarà il punto di non ritorno. Una relazione frustrante, a cui Eve si sottopone soggiogata dalla potenza creativa dell’uomo, che addirittura le impone di chiudersi in bagno quando la tradisce con altre donne. Eve è da lui ritratta in un tela che farà il giro del mondo, la Ragazza in fiore, un marchio di fabbrica da cui non riuscirà mai ad affrancarsi. Dopo tanta baldoria, però, lascia le due amiche artiste con cui ha condiviso un piccolo appartamento, naturalmente artiste a loro volta, per Londra, dove l’aspettano il matrimonio con un archistar, una vita borghese e la nascita di una figlia. Fin qui il romanzo segue il passo della commedia, ma dalla metà in poi svolta, s’impenna e trova un nuovo registro a tratti quasi pulp. Eve è al lavoro alla sua opera più importante, un’installazione in cui ricompone fiori di antica ascendenza dentro a un’enorme teca di vetro. Insieme al suo gruppo di assistenti si getta anima e corpo nel progetto, che finalmente l’appaga delle ultime frustrazioni, ma non sa che intorno a lei si sta tessendo una trama dentro cui finirà stritolata come un sorcio, una cospirazione a cui concorrono tutte le persone che ha amato e in cui ha creduto: finale di sangue e rovina. McAfee ha scritto un romanzo godibile e capace di agganciarsi a più registri. Il ritratto di una donna votata all’art pour l’art, cieca nel calpestare ragioni e sentimenti altrui e infine vittima della propria ossessione.