Bernardine Evaristo – Ragazza, donna, altro

Black british woman

di Virginia Giustetto

Bernardine Evaristo
Ragazza, donna, altro
ed. orig. 2019, trad. dall’inglese di Martina Testa,
pp. 520, € 20,
Sur, Roma 2020

Donne, nere, combattive: questi i caratteri che si possono attribuire a quasi tutte le dodici protagoniste di Ragazza, donna, altro, romanzo di Bernardine Evaristo, vincitore ex aequo del Booker Prize 2019 insieme a I testamenti di Margaret Atwood. Donne, nere e combattive, sì, ma anche molto altro e ognuna in modo differente.

C’è Bummi, donna nigeriana al comando di un’impresa di pulizie, arrivata in Inghilterra con una laurea in matematica, che si ritrova a gioire dei successi universitari della figlia e tuttavia a riconoscere con amarezza che questo affrancamento è anche molto doloroso. C’è La Tisha, che lavora in un supermercato da quando ha lasciato la scuola, che ha avuto tre figli con tre uomini diversi, un’adolescenza infuocata e ora sogna una laurea online in economia aziendale. C’è Morgan, che si definisce non-binary e viene chiamata nelle scuole per raccontare la sua idea di identità. E c’è Amma, il personaggio su cui il libro si apre, che è una drammaturga lesbica con un lungo passato da attivista femminista. Dopo decenni da ribelle, trascorsi “a lanciare bombe a mano contro l’establishment che la escludeva” si ritrova dall’altra parte delle barricate, perché il suo spettacolo debutta al National Theatre di Londra. È intorno a questo evento che per ragioni differenti le dodici storie convergono. Così, con un movimento a spirale che abbraccia soprattutto i quartieri di Londra a sud del Tamigi – Brixton, prima e dopo la gentrification, Peckham, Herne Hill, Camberwell – e che affonda il suo raggio d’azione nel presente e nel passato, ci si avvicina progressivamente al centro della città, fino a raggiungere il suo cuore. I luoghi, in questo romanzo, significano moltissimo: sono punti di approdo, di migrazione, sono status symbol e carte d’identità. Conquistare il cuore pulsante di Londra significa mostrare come una comunità da sempre confinata ai margini possa dismettere il ruolo di outsider e prendersi finalmente la scena. Proprio come le amazzoni protagoniste dello spettacolo di Amma.

Il tema dell’identità permea il romanzo dall’inizio alla fine: identità etnica, identità di genere, identità culturale, generazionale, soprattutto intersezionale. Che cosa vuol dire essere una black british woman? Cosa voleva dire ieri? Quali significati vogliamo evocare, oggi, quando parliamo di femminismo? “In futuro saremo tutti non-binary” afferma a un certo punto Yazz rivolgendosi a sua madre, “né maschi né femmine, tanto i ruoli di genere sono solo performance”. I personaggi di questo romanzo riflettono incessantemente sul concetto di privilegio, su cosa sia, come si ottenga e cosa comporti. “Il privilegio è relativo e dipende dal contesto” dichiara la giovane Courtney parafrasando Roxane Gay.

Quest’idea di intersezione si riflette anche sulla scrittura, che non a caso è la stessa autrice a definire fusion fiction: la prosa si fonde con la poesia, la narrazione interna con quella esterna, i dialoghi con il flusso di pensieri, il tempo passato con il tempo presente. Di storia in storia, il linguaggio assume nuove forme, ricalcando l’ambiente e la situazione. Ne è un esempio il personaggio di Carole, che passando dalla sua casa di Peckham ai saloni baronali di Oxford si adegua presto ai nuovi codici di comportamento: inizia a dire “cosa ti andrebbe?” invece di “che vuoi?”, e scopre che “la tortilla spagnola, fatta di uova e altra roba, era un piatto molto più di classe che l’omelette inglese (fatto di uova e altra roba)”.

Il risultato di tutto questo, sorprendentemente, non è la dispersione ma la compattezza, poiché ciò che Evaristo tenta di fare, e che le riesce molto bene, è restituire l’idea di un insieme polifonico e interconnesso, in cui i punti di vista si moltiplicano e si espandono affinché si possa davvero ottenere uno sguardo completo.

Al racconto dell’alterità e allo stile sperimentale si accompagna una struttura raffinata e composita (la storia di ogni donna occupa un capitolo e tre capitoli formano una sezione) in cui le vite dei personaggi, come traiettorie, si incontrano e si scontrano attraverso lo spazio e attraverso il tempo. Così in Ragazza, donna, altro c’è il passato coloniale dell’Inghilterra e c’è la Brexit, c’è lo squatting della Londra degli anni ottanta e il rap di ASAP Rocky e Stormzy. Le storie delle donne di Evaristo affondano le radici nel Novecento ma poi tratteggiano con precisione i contorni del nostro presente. Lo fanno con ironia e schiettezza, senza pudore. Se è vero che alcune sono più riuscite, nessuna è preponderante e tutte dipendono strutturalmente da almeno una delle altre undici. In fondo, è tutto racchiuso nei due ultimi versi del romanzo: “si tratta solo di essere / insieme”.

virginia.giustetto92@gmail.com

V. Giustetto è dottoranda in letteratura italiana all’Università di Ginevra