Giampiero Neri: lo stile inavvertito | Sul Ponte diVersi

Tredicesimo incontro della rassegna di poesia Sul Ponte diVersi. I poeti d’oggi

All’improvviso sei o sette bambini, avranno avuto non più di dieci anni, entrano in libreria e in fila tra le sedie disposte a filari, prudenti come in un sentiero, raggiungono il reparto dei libri per l’infanzia. Passano accanto a Giampiero Neri, lo guardano incuriositi: gli occhiali scuri che danno sollievo dalla luce, il bastone sottile e nero, puntato a terra come certi capi tribù, le magre mani lattee che fanno intravedere le nocche… Gli sorridono, lo salutano veloci con la mano come si fa con le prime amicizie al parco. Raggiunta la tana, si mettono zitti, ginocchia incrociate, e sfogliano alcuni libri. Chissà se stanno iniziando una fiaba, un racconto d’avventura o forse, anche loro, certe storie di lemuri, coboldi, mostri degli abissi. Anche loro, come noi; come loro, noi: attorno al capo tribù, al suo stile inavvertito, alla sua assenza di spettacolarizzazione, alla sua economia delle parole. Aspetti che abbiamo scoperto essere propri non solo della poesia di Neri ma anche dell’uomo; aspetti che vengono prima del labor limae e prima ancora, andando più a ritroso, dell’abbozzo di un verso. ‘Prima’ significa nell’animo.

Tracce dell’assenza di spettacolarizzazione le abbiamo infatti immediatamente colte nei toni. In particolare, quando ci ha raccontato uno dei ricordi dei lunghi anni trascorsi come impiegato in una banca milanese – una professione svolta in modo «mimetico», «a rimorchio degli ultimi». Un giorno tre persone dal forte accento calabrese si presentarono presso la banca in cui il poeta lavorava per chiedere un prestito che sarebbe servito per riorganizzare il loro negozio. Neri, considerando il loro aspetto poco rispettabile e lo scarso bilancio dell’attività, si rese presto conto che non c’erano gli estremi per concedere la somma di denaro richiesta. Uno dei tre uomini, probabilmente vedendo lo sguardo reticente di Neri, disse: «Si fidi, la prego. Se non si fida dei poveri di chi si vuole fidare?». Neri, forte forse di quell’umiltà, così riconoscibile nei suoi versi, che l’ha sempre portato a rimanere «vicino alla terra» (umile deriva da humus, terra), si fidò e la scelta non si rivelò un errore. Vita e poesia si intrecciano quindi in una stessa moralità, ma in un rapporto non di derivazione, bensì di scambio.

L’assenza di spettacolarità infatti è ricercata in Neri, non piove immediatamente dalla biografia. E trova forma in uno stile inavvertito, che vive, come suggeriva Giovanni Raboni, «di contrazioni e estensioni attorno all’unità base della frase e non indulge né verso l’ossequio metrico né verso la frantumazione sintattica». Il tentativo è far nascere l’armonia del verso, per citare un’espressione di Boris Pasternak, «dal risuonare dei significati» e non esclusivamente dall’eufonia, cioè da un’attenzione ossessiva per le combinazioni tra i significanti. La resa poetica, in base a una simile volontà, tende al nitore, all’essenzialità, e compone uno scenario dove i dettagli, i frammenti, non  arrivano a  occultare la compostezza dell’insieme, ma la integrano e la suggeriscono. L’io lirico, dal canto suo, trova forza in un gesto che lo allontana, in un tentativo di oggettivare le sue impressioni e di non rendersi spazio privilegiato della nominazione del reale. In questo senso, la “lezione” della letteratura orientale ha sicuramente influito e ha inciso una sapienza compositiva giocata attorno alla necessità «di proporre immagini che riflettono intuizioni». I significati risuonano, non i significanti; i dettagli non si monumentalizzano, ma fanno il gioco dell’intero…

All’improvviso, i bambini fuggono via, come lepri fulminee a zig zag.

Uscendo, vogliamo credere che poco fa, acquattati al suolo, nascosti come certi animali nella poesia di Neri, anche a loro sia giunto come a noi il richiamo «del suono kiok kiok, del verso teck teck» o forse, anche solo una parola o meglio un frammento di questo suo scrivere intensamente poco.

Sul Ponte diVersi torna venerdì 25 ottobre alle ore 18.00 presso “Libreria Il Ponte sulla Dora”, in via Pisa 46 Torino. Ospite: Carlo Bordini.

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