Interviste agli editori | Fazi

Prosegue il ciclo d’interviste agli editori indipendenti. Oggi è il turno di Alice Di Stefano, editor di Fazi Editore. 

La storia di Fazi è gloriosa. Ha scovato autori che si sono tramutati in successi internazionali come dimostra il caso di John Williams, che con il suo Stoner ha lanciato una vera e propria moda letteraria. Quale è la vostra strategia?

Il caso Stoner, forse, è stato il più eclatante ma anche prima o negli ultimissimi anni la Fazi è stata in grado di rilanciare libri di autori appartenenti al passato trasformandoli in grandi successi, poi ripresi anche all’estero, per un effetto contagio che qualche volta ha stupito persino noi. È il caso ad esempio della saga dei Cazalet o della trilogia de La famiglia Aubrey di Rebecca West, libri che dopo la ripubblicazione italiana con Fazi hanno vissuto un’altra vita, riproposti addirittura nel paese d’origine. La più grande soddisfazione è quando testi appartenenti a un’altra epoca rivivono tra i lettori più giovani che magari non avevano mai sentito parlare di uno scrittore, anche di culto, e si innamorano delle sue storie o del suo modo di scrivere, come è avvenuto ad esempio per Ivy Compton Burnett o Angela Carter.

Il segreto per i rilanci? Forse sta nel fatto che abbiamo sempre considerato le riscoperte come novità a tutti gli effetti e che teniamo ben presente un concetto molto semplice legato all’editoria di qualità: i libri non muoiono mai. Per il successo di un libro anche a distanza di molti anni dalla sua prima uscita, pensando proprio a Stoner, il romanzo all’epoca non aveva suscitato grande entusiasmo fra i lettori ma riproposto molti anni dopo ha incontrato il favore del pubblico che forse si è immedesimato più facilmente nel protagonista. Intercettare le mode al di là delle mode e sentire quando è il caso di rilanciare un libro: questo è importante e così temi e storie possono rivivere insieme ai loro personaggi.

Tantissime collane a vocazione diversissima, Young adults e libri di scrittrici raffinati come Hillary Mantel. Come riuscite a coniugare tutte queste diverse traiettorie?

Da molti anni ormai, siamo una casa editrice ad ampio spettro che, nel tempo, ha esplorato tutti i generi letterari spaziando dalla narrativa alla saggistica e passando per la poesia. Tuttora coltiviamo scritti anche molto diversi tra loro, senza barriere e senza pregiudizi, cercando in tutti i casi di vigilare sempre sulla qualità dei libri che pubblichiamo. Abbiamo autori più letterari che alterniamo ad altri più commerciali nel tentativo di intercettare le diverse esigenze del mercato: «Le Strade» è la nostra collana di riferimento, una collana letteraria in cui hanno trovato posto autori importanti, nazionali e internazionali, oltre che i classici di Otto e Novecento, e che porta avanti un tipo di editoria alta, per consolidare un catalogo che possa durare negli anni; poi c’è «Darkside», uno spazio dedicato alle varie declinazioni della narrativa di genere con libri che spaziano dal noir al thriller; «LanYa», la collana young adult con libri fantasy, e non solo; «Le Meraviglie», dedicata più espressamente ai libri umoristici e infine «Le Terre», la nostra collana di saggistica.

Un’attenzione particolare alla narrativa femminile ha poi segnato la casa editrice. La saga familiare di Elizabeth Jane Howard – alla quale ne sono seguite altre – è l’esempio più vistoso. Come riuscite a far funzionare ripescaggi così impegnativi? È noto che non sempre funzionano, purtroppo.

Negli ultimi anni abbiamo avuto diversi successi legati alle cosiddette saghe familiari. A partire dai Cazalet fino alla trilogia di Carmen Korn, passando per La famiglia Aubrey di Rebecca West, Company Parade di Margaret Storm Jameson e la serie di Jalna di Mazo de La Roche. Un grande lavoro di squadra è alla base dei nostri lanci che riescono ad avere felici ripercussioni tra i lettori ben oltre la data di uscita del libro perché con sforzo e passione cerchiamo sempre di mantenere alta l’attenzione verso alcune pubblicazioni che riteniamo importanti. Nel caso delle saghe, poi, questo lavoro è necessario perché ogni nuova uscita presuppone un rilancio dei titoli precedenti. Il successo di questo filone narrativo si deve anche al rapporto di fiducia instaurato nel tempo con i lettori, che riconoscono la coerenza delle scelte e premiano volentieri la determinazione con cui le portiamo avanti.

Fazi nasce con un vero e proprio omaggio alla grande poesia. Due monumenti, Keats e Auden. Pensate di recuperare questa vostra prima passione?

In realtà, non l’abbiamo mai abbandonata. Prova ne sono il corposo volume intitolato A passeggio con John Keats di Julio Cortázar o i romanzi che il nostro editore ha dedicato proprio alla figura di Keats, la nuova traduzione delle poesie di Orazio, il libro di Davide Rondoni su Leopardi e la pubblicazione costante di poeti italiani contemporanei. Uno tra tutti, Valentino Zeichen (di cui stiamo editando tutti i diari, inediti e interessantissimi, con aneddoti e resoconti dettagliati sull’ambiente culturale romano nella seconda metà del Novecento) ma anche Claudio Damiani e autori più giovani e meno conosciuti, in una incessante ricerca di novità anche in questo campo.

Il vostro blog è vivacissimo e sempre molto aggiornato. Chi segue i lavori?

Abbiamo un ufficio comunicazione molto dinamico con diverse persone che si occupano quasi esclusivamente della parte web e dei social. Su questi ultimi, in particolare, siamo molto forti e abbiamo un grande seguito di lettori che amano partecipare ai nostri lanci, sempre curiosi delle nostre nuove uscite perché stimolati da un’interazione continua con la casa editrice che si svolge on line ma anche dal vivo nel corso di festival, fiere ed eventi. Il web favorisce il rapporto diretto con i lettori che, se diventa virtuoso, permette di realizzare iniziative molto interessanti. Il blog di Stoner, in particolare, ha aiutato a far conoscere libri e autori grazie ad approfondimenti e articoli di commento, alcuni ottenuti proprio grazie alla collaborazione dei nostri lettori.

Nel vostro catalogo compare anche molta narrativa italiani. Fare scouting nel nostro paese è impresa difficile. Chi vi segue su questo terreno?

Abbiamo sempre coltivato la narrativa italiana, quella letteraria come quella più commerciale. Si tratta indubbiamente di un settore difficile ma, se si persegue la novità nelle scelte, si possono ottenere grandi risultati. Nel tempo, abbiamo lanciato diversi autori, tra cui Lorenzo Licalzi e Christian Frascella. Antonio Manzini ha esordito con noi e nel nostro catalogo ci sono anche libri di autori come Carmine Abate, Isabella Santacroce e Giordano Tedoldi. Abbiamo vinto per ben due volte il Premio Campiello opera prima con Matteo Cellini, autore di Cate, io e Cesarina Vighy, finalista con L’ultima estate anche allo Strega. In generale, coltiviamo molto gli esordi. Ogni anno una buona parte degli autori italiani Fazi è costituita da esordienti, tra cui, ad esempio, Anna Giurikovic Dato che con La figlia femmina ha riscosso un bel successo di critica e di pubblico. Dario Levantino e Aldo Simeone sono due giovani autori che provengono dalla casella manoscritti che apriamo due volte l’anno e i loro libri stanno raccogliendo consenso da più parti con premi e riconoscimenti vari. Franco Faggiani con La manutenzione dei sensi e Desy Icardi con L’annusatrice di libri, oltre che Francesco Muzzopappa con le sue storie comiche, hanno venduto molto bene anche all’estero. Per i gialli invece il nostro italiano di punta è Giovanni Ricciardi: così anche Roma ha il suo commissario, l’ormai amatissimo Ottavio Ponzetti.