John McGahern – Cose impossibili di tutti i tipi

Vite spezzate 

recensione di Irene De Angelis

John McGahern
Cose impossibili di tutti i tipi
ed. orig. 1992, trad. dall’inglese e cura di Stefano Friani

pp. 250, € 17
Racconti, Roma 2020

Cose impossibili di tutti i tipi - John McGahern - Libro - Racconti - Racconti | IBSNei quasi cinquant’anni della sua carriera letteraria, lo scrittore irlandese John McGahern (1934-2006) è stato autore di sei romanzi e cinque raccolte di racconti. Una produzione relativamente limitata, dovuta anche, almeno in parte, alla sua ricerca maniacale di uno stile di scrittura limpido, che perfezionava attraverso riscritture e revisioni continue. Il suo controverso secondo romanzo, intitolato The Dark (1965), fu censurato nella puritana Irlanda perché considerato pornografico, e ne causò il licenziamento dalla scuola in cui lavorava come insegnante. La raccolta di racconti Cose impossibili di tutti i tipi, nella raffinata traduzione di Stefano Friani e con una prefazione critica di Colum McCann, permette finalmente ai lettori italiani di apprezzare la prosa breve di questo acclamato autore, che la critica anglosassone ha ribattezzato il “Čechov d’Irlanda”. In uno stile asciutto ed essenziale, McGahern esplora l’esistenza delle persone comuni, insegnanti, contadini, operai, sacerdoti. Le vicende narrate si svolgono talora a Dublino, talora nella Contea irlandese di Leitrim, oppure nella Londra degli irlandesi espatriati. Il periodo descritto è solitamente quello degli anni Cinquanta del Novecento, ma le ambientazioni trascendono le dimensioni dello spazio e del tempo. Al centro dell’universo di McGahern sono i rapporti umani, esplorati nella loro complessità attraverso scene di vita quotidiana, cadenzate dai ritmi del lavoro e della campagna. La malinconia domina le vicende dei protagonisti, nelle cui storie traspare la relazione intima e complessa dello scrittore con il proprio Paese d’origine. Si avverte in lui la lotta tra il dovere di restare e la spinta ad andarsene per cercare nuove opportunità, tentativo vissuto con un profondo senso di colpa e di tradimento delle proprie origini da parte di chi, come molti suoi connazionali, ha cercato strade alternative al lavoro della terra. Dei protagonisti vengono evocate con acuta capacità introspettiva le fragilità, la solitudine, i silenzi carichi di rancore, l’amarezza, i conflitti irrisolti e le sconfitte. I rapporti sono spesso incrinati dalle incomprensioni e le distanze, mentre la caducità dei giorni porta con sé dolori e mancate riconciliazioni. 

Uno dei racconti più riusciti s’intitola ‘Il funerale di campagna’, e narra di tre fratelli che da Dublino viaggiano ad Ovest per partecipare al funerale dello zio materno. Il fratello di mezzo, di nome Philly, ha scelto di lavorare nei giacimenti petroliferi in Medio Oriente per affrancarsi dalla famiglia. Il funerale gli offre l’occasione di trascorrere del tempo con il fratello più giovane Fonsie, che è disabile e vive con la madre malata. Il trio è poi completato da John, il fratello maggiore, di professione insegnante e l’unico dei tre ad aver formato una famiglia propria. Il viaggio in auto permette ai tre giovani di rinsaldare il proprio legame nonché di far sopire il risentimento che provano nei confronti dello zio defunto per aver trascurato la sorella malata, mancanza che è stata fonte di grande tensione emotiva per l’intera famiglia. Dalla rabbia e dalle lacrime, i protagonisti passano alla partecipazione dignitosa e assorta alla veglia funebre, ritrovando nella forza delle differenze la loro nascosta vicinanza. In altri racconti di McGahern troviamo dei tipi umani ricorrenti, tanto che a tratti si ha quasi l’impressione di leggere un romanzo scritto in forma frammentata. L’attenzione dell’autore si focalizza spesso sulle relazioni interpersonali conflittuali, in primis quella tra padre e figlio. Questo è il caso ad esempio di ‘Ruote’ e ‘Orologio d’oro’, i cui protagonisti sono uomini burberi e solitari, chiusi nel proprio orgoglio e distanti, le cui incomprensioni sono aggravate dalla lontananza fisica. La ripetitività dell’esistenza e lo scorrere inesorabile del tempo rendono i personaggi rassegnati all’impossibilità del cambiamento, mentre non vi è soluzione ai legami interrotti, né alla durezza della vita che porta con sé il peso delle scelte non fatte. Tuttavia, per quanto segnati dal dolore, gli uomini e le donne di McGahern non sono tutti in balia dei rimpianti. Alcuni di loro, come James Sharkey del racconto eponimo, reagiscono alla stasi e cercano di dare una svolta ai propri giorni, ponendosi nuovi obiettivi. Forse la sua voglia di cambiare non sarà appagata, ma il desiderio interiore che lo muove lo spingerà ad inattesi risultati. I lettori italiani resteranno avvinti dalle storie di questo cantore delle vite spezzate, e porteranno con sé i frammenti di un’Irlanda descritta con mirabile realismo e pacato accoramento.

I. De Angelis è Professore Associato di Letteratura Inglese presso l’Università di Torino
irene.deangelis@unito.it