Simona Baldelli – Vicolo dell’Immaginario

Simona Baldelli
VICOLO DELL’IMMAGINARIO
pp. 245, € 16,
Sellerio, Palermo 2019

di Chiara Bongiovanni

“Vivere è essere un altro”. “La vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente”. “Mi conosco come una sinfonia”. I mille frammenti dell’inquietudine di Pessoa, pur senza essere mai citati esplicitamente, costituiscono lo sfondo frastagliato e mutevole di Vicolo dell’Immaginario, il nuovo romanzo di Simona Baldelli. Una donna con due vite, un viaggio del corpo e dell’anima e un’abbacinante Lisbona sono infatti gli elementi fondamentali del libro. Clelia, operaia in una fabbrica di giostre, vive in un paesino di provincia un’esistenza soffocata tra una madre astiosa e una sorella malata. E quando l’unico amore le viene strappato decide di lasciare l’Italia e fuggire in quel Portogallo di cui conosce soltanto la musica, il fado. Nella capitale lusitana, città di sale e di squame, Clelia cambia identità e prende il nome di Amalia. Lisbona accoglie Amalia e ancora la sdoppia. Troverà due lavori: curare un’anziana signora che scrive lettere d’amore a un re scomparso con tutto il suo esercito più di 400 anni prima e cucinare in una trattoria in Vicolo dell’immaginario. La strada più stretta della città che, nelle notti di nebbia, si spalanca al mistero e accoglie i vivi e morti a mangiare baccalà e bere vino rosso.

Baldelli riesce, con fluente naturalezza, a cavalcare due mondi mantenendone intatta l’irriducibile alterità e mettendone in luce al contempo i sottili contatti. Il mondo di Clelia è solido, realistico, prosaico, saldamente ancorato alla carne e alla storia. La vicenda è ambientata tra gli anni ’60 e ’70, e resta memorabile la gita a Milano il 12 dicembre 1969; la meraviglia della giovane provinciale nella piazza del Duomo, le vetrine di lusso, un albergo a ore con l’amante e quell’esplosione improvvisa dentro una banca che porta la gente per strada a urlare in dialetto mentre lei si riveste dopo aver fatto l’amore. Il mondo di Amalia, invece, è una visione di sole e di nebbia, di sogno presente e sogno passato che porta le anime a risalire stremate dalle acque del Tago.

Ma quando Clelia, la prosaica, parte per il Portogallo ha però già con sé un sigillo domestico della magia che l’aspetta. Una piccola ombra si è aggiunta alla sua, una pozza nera davanti ai suoi piedi, forse la traccia di un amore perduto tra mille rancori o forse una sorta di inconscio a fior di pelle che freme e si agita lieve ad ogni moto del cuore. E proprio la piccola ombra che attraversa l’Europa è segno, anima e mistero di questo libro che riesce a unire le due metà di una donna e due modi diversi di sentire la vita.