Maggio 2017 – In questo numero

Un centimetro quadro di terra all’attenzione del mondo

Una giovane donna dai lunghi capelli di paglia che annodandosi creano infiniti covoni di luna e terra: un’immagine surreale e inedita per la copertina del numero di maggio come sempre illustrata dall’imprevedibile mano di Franco Matticchio.

Un mese ricco di libri e bilanci per l’editoria italiana: dopo la Fiera di Milano, riapre rinnovata quella di Torino, come in un dialogo tutto da inventare. L’Indice propone di guardare lontano, oltre le frontiere linguistiche, facendosi accompagnare dal saggio di Franco Moretti Il borghese – scelto come “libro del mese” – che analizza le tracce letterarie della cultura borghese e delle sue ambiguità, applicando il metodo del distant reading e seguendo l’evoluzione semantica di parole simboliche come “industria”. Luigi Marfé, Mariolina Bertini, Paolo Tripodi e Francesco de Cristofaro intervengono sui vari aspetti che la  lettura de Il borghese propone a partire proprio dal suo valore di idolo polemico in un’opera di “ingegneria inversa”.

Così come Moretti ha fatto un uso abbondante della ricerca sociologica, nella bella recensione di Arnaldo Bagnasco al saggio di François Dubet Sociologia dell’esperienza si invoca ad un nuovo corso per la sociologia della società con lo slancio di un pensatore come Antonio Gibelli, il cui “Manifesto antiutilitaristico” è commentato da Alessandro Cavalli. E se il Novecento è un secolo di rimpianti, Anna Tonelli, sulla scorta dellultimo lavoro di Enzo Traverso, ricorda ai lettori che la “malinconia della sinistra” può essere uno strumento di ripartenza, proprio riprendendo in mano Walter Benjiamin che scriveva della necessità di “uno sguardo storico e allegorico capace di penetrare la realtà della storia e della società, di comprendere le origini della loro tristezza e raccogliere gli oggetti e le immagini di un passato in attesa di redenzione”.

La redenzione che non ha mai cercato Derek Walcott nel ricordo di Paola Loreto. La sua minuscola St. Lucia dispersa nelle “liquide” Antille è il centro del suo e del nostro universo, un luogo talmente piccolo da cui partire per sperimentare le forme del mondo. E se “gli scrittori devono fare il loro lavoro” come risponde Richard Ford alle domande di Ennio Ranaboldo, possono anche prescindere dalla presenza cancerogena di Donald Trump e continuare a raccontare quello che conoscono più intimamente. Come fa Christophe Boltanski nel suo romanzo post biografico Il nascondiglio recensito da Ida Merello.

Non lontane dalla pervasiva presenza del sé sono i romanzi tutti dominati dalle donne di Pamuk, Chimamanda Ngozi Adichie e Nothomb, recensita con garbo da Piero Dorfles. La portata eversiva del nudo femminile è poi ridiscussa nell’intervento di Giuseppe Dardanello sulla scultura di Bernini.

Per quanto ci provino anche i computer a scrivere romanzi, con incerti risultati a leggere l’apertura di giornale di Federico Bottino, all’Indice piace ricordare l’attività frenetica di “soffiettista” di Italo Calvino, redattore in formazione descritto da Luca Baranelli, immaginifico fondatore di collane editoriali, vere raccolte di gusto che oggi appaiano quasi antiche.

Nei narratori italiani sono registrati i romanzi di Livio Romano, Alberto Rollo, Marco Lodoli e Gabriele Pedullà. Per il cinema, la prova di recitazione superba di Isabelle Huppert nel film dark Elle di Paul Verhoeven.

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