Tunué: la costruzione dell’identità della collana Romanzi

“Quattro quinti di realtà e uno di sconfinamento”

In questa rubrica del sito, L’Indice intende dar voce a nuove realtà editoriali che si sono imposte sul mercato con una linea riconoscibile e di alta qualità, offrendo loro l’occasione di presentare  il lavoro e le scelte editoriali che li contraddistinguono. Oggi è la volta di Vanni Santoni che racconta il suo lavoro di definizione della collana di narrativa di Tunué.

La collana Romanzi nasce dal desiderio di Tunué, già tra le principali case editrici di fumetto, di estendersi anche alla narrativa, scelta naturale dal momento che aveva già realizzato con successo gli adattamenti a fumetti di importanti romanzi della narrativa italiana recente come Il tempo materiale di Giorgio Vasta, Uno indiviso di Alcide Pierantozzi o Canale Mussolini di Antonio Pennacchi. Ho chiesto al direttore editoriale Massimiliano Clemente carta bianca rispetto alla mia idea di puntare esclusivamente sulla qualità letteraria, senza nessuna considerazione di comodo su temi o commerciabilità di libri e autori, e l’ho ottenuta. Da lì, e dalla consapevolezza che negli ultimi tempi molti editori avevano avvelenato le loro stesse acque rinunciando all’idea stessa di collana editoriale preferendo puntare sui singoli libri come prodotti – una strategia che può pagare sul breve termine ma alla lunga porta alla perdita della fiducia del lettore – è partito un lavoro di definizione dell’identità di collana.

Il primo passaggio è stato quindi quello grafico: volevo che passasse subito un messaggio che dicesse che i Romanzi Tunué puntano tutto sul testo, senza specchietti per le allodole o ricerca di facili appeal tematici o emotivi. Da questa idea, e dalla necessità di differenziare la collana di narrativa dai fumetti che costituiscono il grosso della produzione della casa editrice, è nato, grazie al lavoro dello studio Tomomot, il progetto grafico “a macchia di colore” a cui abbiamo aggiunto la possibilità, da parte degli autori stessi, di scegliere il loro colore e il loro simbolo, così da poter avere totale autonomia rispetto alla definizione dell’immagine del libro.

Una seconda riflessione ha riguardato l’accessibilità: comprare un libro, specie se di un giovane autore, è sempre un atto di fiducia, quindi volevo che costassero poco – i primi titoli sono stati tutti prezzati a 9,90€; da Medusa di Luca Bernardi, il nono, siamo passati a 12,00€ – e che il digitale fosse distribuibile liberamente, allo stesso modo in cui un libro materiale può essere prestato: per questo tutti i nostri libri sono distribuiti con licenza Creative Commons. La terza riflessione riguardava la necessità di pubblicare meno, per curare di più il lavoro di editing e la promozione. Quindi, solo quattro titoli l’anno.

Stabilito tutto ciò, sono passato allo scouting, fissando un parametro molto lasso: ho detto solo che cercavamo, oltre che ovviamente libri di alta qualità letteraria, testi che avessero “quattro quinti di realtà e uno di sconfinamento”, una frase che serviva a dare un tipo di suggestione, non un parametro rigido – ci sono, in effetti, anche nostri libri, come L’appartamento di Mario Capello o Mescolo tutto di Yasmin Incretolli, che sono realistici per cinque quinti, anche se poi trovano la rottura, lo sconfinamento, in altri modi. I primi due testi degni della pubblicazione che ho trovato, Dettato di Sergio Peter e Stalin+Bianca di Iacopo Barison, erano molto diversi tra loro stilisticamente e tematicamente – il primo era un libro che si potrebbe dire celatiano e walseriano insieme; il secondo un on the road molto cinematografico, imparentato con film come Badlands, Cuore selvaggio o Thelma & Louise – ma avevano in comune il fatto di essere scritti da autori molto giovani, all’esordio o quasi (Barison aveva all’attivo una piccola pubblicazione, Peter era completamente nuovo al campo letterario).

Dato che una collana prende la sua identità reale dai libri che fa più che dall’idea iniziale dell’editor, questo, unito alla fortuna subito ottenuta dai due libri e da quello immediatamente successivo, Lo Scuru di Orazio Labbate, esso pure un esordio, ha fatto sì che ci caratterizzassimo fortemente come collana di ricerca specializzata in debutti. Dato che una delle mie principali passioni, oltre alla ricerca di nuovi testi, è il lavoro con l’autore, l’aiutarlo a trovare la sua vera voce e i suoi veri temi latenti, mi sono trovato subito bene all’interno di una simile etichetta, così, anche se altri libri che abbiamo pubblicato, come Tutti gli altri di Francesca Matteoni o l’imminente La stanza di Therese di Francesco D’Isa, non sono specificamente esordî, l’abbiamo mantenuto come tratto forte, basti pensare a testi come A pietre rovesciate di Mauro Tetti, lo stesso Medusa, o Dalle rovine di Luciano Funetta, che ci ha permesso di ottenere obiettivi critici e di mercato molto significativi. L’obiettivo è quindi di crescere – una delle più recenti acquisizioni, che vedremo nei prossimi mesi, è Tabù, nuovo romanzo di un autore affermato e apprezzatissimo come Giordano Tedoldi – ma di mantenere anche questo profilo che ha costituito la nostra forza, tant’è che nel 2018, oltre al ritorno di Orazio Labbate con un libro importante, di grande maturità, sono previsti almeno altri due nuovi esordî, entrambi di autori sotto i trent’anni.

Vanni Santoni è scrittore e editor, dirige la collana Romanzi di Tunué

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